Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Corea del Nord e Iran: le prossime sfide di Mike Pompeo Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 12 giugno 2018 Pagina: 19 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Prove generali del dossier Iran»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 12/06/2018, a pag.19 con il titolo "Prove generali del dossier Iran" il commento di Fiamma Nirenstein.
Fiamma Nirenstein
Nelle ultime ore prima del summit di Singapore, il segretario di Stato Mike Pompeo ha fatto balenare la speranza che il mondo può guardare con ottimismo all'incontro fra Trump e Kim. Trump può farcela dove i suoi predecessori hanno fallito e in questo caso lo sberleffo maggiore è dedicato al fallimento di Obama con l'Iran, il Paese che dopo un decennio di trattative e un accordo ha seguitato a progettare sotto il tavolo la bomba nucleare, e sopra ha inaugurato con missili balistici e invasioni territoriali una politica imperialista mai osata. Questo nesso fra l'atteggiamento americano verso le due potenze nucleari più pericolose del mondo investe l'oggi e soprattutto il domani. Tutto il mondo è ansioso di ritrovare un filo di speranza verso la pace e la denuclearizzazione. E nessuno come il Medio Oriente conosce questa necessità, specie da quando le «primavere» sono state seguite dagli attacchi dei califfi, con l'Isis, e degli ayatollah, con l'Iran e gli hezbollah specie in Siria, Iraq, Yemen e sul confine di Israele cui l'Iran ha giurato distruzione e morte.
Ed è per questo che Israele, ma il resto dell'area, guarda all'incontro fra Trump e Kim come fosse suo: trasmissioni continue in diretta, corrispondenti e commentatori tutti mobilitati persino durante le ore in cui un nuovo attacco terrorista ha quasi ucciso una 17enne a Afula, e mentre brucia la discussione su Gaza da cui seguitano a partire gli assassini organizzati. Se Trump riesce a fare un accordo con la Corea del Nord, fondamentale per Israele potrebbe essere, rispetto al pericolo iraniano, se esso conterrà un impegno di Kim a cessare di distribuire know how sulle armi nucleari all'Iran e alla Siria, e prossimamente, sembra, anche all'Egitto e forse all'Arabia Saudita. Se poi si avvia un processo di pace, dovrebbe disegnare anche la cancellazione dei missili balistici e la censura di ogni tentativo di espansione territoriale: questo può tracciare la strada per la nuova trattativa, per una svolta con l'Iran. Perché questa è la vera strada che Trump disegna per segnare la storia dei rapporti internazionale: la Corea è un passo importante, ma soprattutto è una prova generale del vero grande cambiamento mondiale che Trump vuole conseguire. Cioè il ridimensionamento di una potenza, l'Iran, che non ha come nemici lontani abitanti dell'Oriente, ma gli amici strategici degli Usa, Israele e i Paesi Sunniti. Un mondo in cui il regime degli ayatollah e il loro messaggio di odio fossero finalmente battuti insieme a quello di Kim, sarebbe un mondo da premio Nobel per la Pace.
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