Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Ronald Reagan: 30 anni dopo aver sconfitto il comunismo sovietico Analisi tratta dal Wall Street Journal
Testata: Il Foglio Data: 04 giugno 2018 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «'Noi vinceremo, loro perderanno'»
rendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/06/2018, a pag.III con il titolo 'Noi vinceremo, loro perderanno', l'analisi tratta dal Wall Street Journal.
Ronald Reagan
Il 31 maggio 1988, Ronald Reagan, nell’ultimo anno della sua presidenza, pronunciò uno dei suoi più grandiosi discorsi” afferma Roger Kimball. “Era l’ultimo giorno del suo quarto e ultimo vertice con Mikhail Gorbaciov. Si erano incontrati per la prima volta su un terreno neutrale, a Ginevra, nel 1985, e l’anno successivo a Reykjavik, in Islanda. Un vertice a Washington seguì nel 1987. Ora Reagan aveva viaggiato nella capitale sovietica. L’obiettivo apparente di tutti questi incontri era di elaborare accordi sul controllo degli armamenti, e i due avevano fatto progressi significativi. Ma Reagan non considerò mai i suoi incontri con Gorbaciov come riferiti esclusivamente al controllo delle armi. Il controllo degli armamenti era solo il pretesto per una sfida più fondamentale. Questo è il punto di forza del nuovo libro di Bret Baier, ‘Tre giorni a Mosca: Ronald Reagan e la caduta dell’impero sovietico’, che traccia l’evoluzione degli sforzi diplomatici di Reagan con l’Unione sovietica. Se il tema è la diplomazia, lo scopo di fondo è la libertà. Nel 1977, facendo notare a un amico che ‘un sacco di cose molto complesse sono molto semplici se le si pensano’ Reagan sintetizzò sommessamente la sua teoria della Guerra fredda: ‘Vinceremo, loro perderanno’. Non perse mai di vista questa convinzione. Comprese, tuttavia, che la vittoria sarebbe stata alla fine non per una nazione piuttosto che per un’altra, ma per un’idea politico-morale rispetto a un’altra. La libertà doveva trionfare sul totalitarismo. Reagan pronunciò il suo discorso a Mosca davanti a un gigantesco busto di Lenin e un murale della rivoluzione russa. ‘Stando qui davanti a un murale della tua rivoluzione’, ha detto, ‘voglio parlare di una rivoluzione molto diversa’, una rivoluzione tecnologica e ‘informatica’ che stava trasformando il mondo. Quanti progressi erano già stati realizzati! Ma il progresso non era preordinato. ‘La chiave’, disse Reagan, ‘è la libertà – libertà di pensiero, libertà di informazione, libertà di comunicazione’. Mentre celebriamo il trentesimo anniversario di quel trionfo della diplomazia – la Guerra fredda sarebbe finita pochi anni dopo – vale la pena ricordare la celebrazione della libertà di Reagan e la sua comprensione della democrazia”.
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