Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
IC7 - Il commento di Daniele Scalise: Da Obama a Trump Dal 6 al 12 maggio 2018
Testata: Informazione Corretta Data: 14 maggio 2018 Pagina: 1 Autore: Daniele Scalise Titolo: «IC7 - Il commento di Daniele Scalise: Da Obama a Trump»
IC7 - Il commento di Daniele Scalise Dal 6 al 12 maggio 2018
Da Obama a Trump
Donald Trump, Barack Obama
Nell’anno di grazia 2009 la commissione norvegese per il Nobel decise di incoronare l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama con il premio per la pace per – testuali parole – “il suo straordinario impegno per rafforzare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i popoli”. Di straordinario per rafforzare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i popoli Obama non aveva fatto nulla né – adesso possiamo dirlo con certezza – lo avrebbe fatto in futuro. Domandina: in quale maniera, con quali titoli, con quante cerimonie prevedono di onorare l’attuale presidente Donald Trump che ha stracciato il micidiale accordo nucleare con l’Iran, che ha finalmente attuato una promessa a lungo (e vilmente) rimandata e cioè di spostare la sede diplomatica Usa nella capitale israeliana, e che ha compiuto il miracolo di disinnescare il conflitto tra le due Coree? Gli tocca una statua crisoelefantina? Un medagliere d’oro, piazze intitolate a suo nome o che altro? Nulla di questo, è ovvio. Ai tempi del premio ad Obama qualcuno – pochi – ebbe il coraggio di dire che quel riconoscimento era offensivo. Si premiava infatti una persona non per le cose che aveva fatto (anche perché non aveva ancora fatto nulla) ma per il colore della pelle. Dando prova di un razzismo alla rovescia, ma pur sempre razzismo. Trump invece è ritenuto troppo cafone e spiccio nei modi, con quel ciuffo ondeggiante che serve da nutrimento a qualche comico depresso, con quella moglie troppo bella ed elegante, per quell’aria da venditore di macchine usate. Il palato fino del ceto politico e intellettuale non sopporta la totale indifferenza per il bon ton e naturalmente tiene in non cale i risultati: disastrosi quelli di Obama e – almeno fino ad oggi – piuttosto incoraggianti quelli di Trump. Nient’affatto sensibile al pensiero delle cosiddette élite, Trump ha ribadito e rinforzato il patto che lega le democrazie occidentali con lo Stato d’Israele riconoscendone non solo la radice (la storia dei ‘fratelli maggiori’ sappiamo quanto sia pericolosa ed ipocrita) ma l’indispensabilità vitale per la civiltà stessa. Trump – piaccia o non piaccia – avrà pure un viso adatto alle caricature ma ha compiuto un gesto per cui non solo gli israeliani ma tutto il mondo libero gli deve riconoscenza. Un gesto di valore non solo simbolico che gli annoiati intelò alla deriva commentano prefigurando sfracelli. Un gesto che l’Europa - che continua a vivacchiare grazie alle antiche furbizie e pur ritenendosi modello di alta e indiscussa moralità trae profitti non proprio nobili (basti vedere come si sono fatti subito i conti in tasca quando l’accordo obamiano con l’Iran è stato stracciato da Washington) - deve mandar giù. Che le socialdemocrazie occidentali siano allo sbando è stato già scritto e descritto con abbondanza di dettagli e forza di argomenti. Che però anche i sistemi cosiddetti liberali a cui dicono di ispirarsi leader come quello francese e tedesco si siano immiseriti di ideali e di progetti, beh, questo è un dato altrettanto sicuro. E insieme triste. E’ rimasto sguarnito il territorio delle idee perché in quella zona continuano a prevalere mezze tacche, interessi sordidi e cecità criminali. Essendo un ottimista, continuo a credere che prima o poi qualcosa cambierà. Ma il mio è – lo riconosco – un puro atto di fede. E comprendo benissimo chi non se la senta di condividerlo.