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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.05.2018 Libano alle urne, si allunga l'ombra di Teheran
Commento di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 maggio 2018
Pagina: 10
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Al voto in Libano torna in gioco il premier Hariri. Con l'ombra sciita»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/05/2018, a pag. 10, con il titolo "Al voto in Libano torna in gioco il premier Hariri. Con l'ombra sciita", il commento di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

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Saad Hariri

Le elezioni parlamentari che si tengono oggi in Libano rimarcano la crescente egemonia iraniana sulla regione dopo i recenti successi del regime di Bashar Assad in Siria contro i gruppi dell'opposizione. A essere in dubbio è soprattutto il ruolo del premier sunnita Saad Hariri, i cui legami diretti con l'Arabia Saudita sono stati messi ambiguamente in luce dalla farsa delle sue dimissioni, annunciate durante un viaggio a Riad lo scorso 4 novembre e poi ritirate subito dopo. Si torna alle urne perla prima volta dopo oltre nove anni. Gli elettori sono 3,6 milioni, dovranno scegliere tra gli oltre 5oo candidati ai 128 seggi del parlamento. La lunga «pausa» elettorale indica i timori e le fragilità interni di un Paese che si percepisce come molto poco sovrano. Dal 2011 Si è fatto di tutto dunque per evitare che le violenze settarie e gli odi religiosi della guerra civile siriana potessero riaccendersi. Non è un mistero che la maggioranza sunnita simpatizzasse con i rivoltosi. Gli stessi fedelissimi di Hariri hanno sostenuto anche materialmente diverse milizie sunnite nelle regioni di Aleppo e Idlib. Al contrario, gran parte dei cristiani e soprattutto gli sciiti hanno appoggiato Bashar. Mai contenziosi sono molto più antichi e profondi. E da almeno tre decenni che il regime siriano assieme a quello iraniano mirano a dettare legge in Libano. Ci hanno provato presentandosi come pacieri della guerra civile (1975-9o). Ma quando gli elementi cristiani e sunniti cercarono di prendere le distanze in nome di un Libano indipendente, Teheran e Damasco intensificarono gli aiuti militari all'Hezbollah sciita. Seguì una spietata campagna di intimidazioni fatta soprattutto di assassinii sistematici di uomini politici, giornalisti, intellettuali. Lo ha sofferto sulla sua pelle anche Saad Hariri. Aveva 35 anni la mattina del 14 febbraio 2005 quando una potente autobomba sul litorale di Beirut uccise suo padre, Rafiq, il businessman e carismatico leader amico dei sauditi che più di ogni altro era stato capace di rilanciare il ruolo dei sunniti. Da allora a chi gli chiede come possa cooperare con Hezbollah e con quelle stesse forze che furono mandanti di quell'attentato, Saad spiega pragmatico: «Un conto sono i miei sentimenti personali, il lutto intimo, il dolore per la morte violenta di mio padre. Un altro i miei doveri pubblici nei confronti del Libano». Quando però si esprime in privato, spesso non nasconde il timore di poter lui stesso venire ucciso. Ultimamente proprio il mutare degli equilibri tra le potenze regionali ha visto crescere il suo pragmatismo nei confronti degli sciiti locali. Ma con l'acuirsi delle frizioni tra Iran e Israele, con Hezbollah sempre più in prima linea, e soprattutto con il coincidere degli interessi tra il governo Netanyahu e Riad, anche la posizione di Saad si fa più precaria.

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