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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Ugo Volli
Cartoline
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La guerra che potrebbe scoppiare 24/04/2018

La guerra che potrebbe scoppiare
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,
noi tendiamo a rappresentarci la guerra come una specie di grande rissa, una mischia di uomini, armi, proiettili, fuoco in cui non si capisce nulla. Questo aspetto c’è, è quel che soffrono i combattenti, ma non è il più importanti. I giornali invece ci presentano figure plastiche che saltano ostacoli e agitano bandiere, sul modello della foto dei marines a Iwo Jima (https://www.ilpost.it/2016/05/04/foto-iwo-jima/) o della foto di Robert Capa del combattente repubblicano che cade in Spagna (http://www.ilgiornale.it/news/cos-capa-trucc-limmagine-simbolo-guerra-civile-spagnola.html); ma queste immagini sono ancora meno realistiche, se non proprio taroccate. In realtà la guerra moderna inizia molto prima delle battaglie e delle morti eroiche, e somiglia più a una partita di scacchi (o ancor meglio, del cinese Go) e alla pianificazione industriale: freddi calcoli, mosse calcolate, tentativo di prevedere le variabili locali e sviluppi possibili.

In questo senso, e non solo nella dimensione della carneficina siriana, in Medio Oriente la guerra c’è da tempo, o meglio ce n’è più d’una: Iran contro Arabia Saudita, Turchia contro i curdi, Isis contro gli stati “profani”, ma soprattutto islamisti di tutti i colori, oggi guidati dall’Iran, contro Israele. In mezzo alle scaramucce, tutti cercano di segnare fatti sul terreno, di portare avanti le loro forze e di bloccare i nemici. La guerra dell’Iran a Israele si combatte oggi su tre fronti. Il primo è la predisposizione di armi avanzate, nucleari e missilistiche, in cui Obama e l’Europa sono stati alleati preziosi degli ayatollah e solo Trump cerca di contenerli. Il secondo fronte è quello degli alleati (sarebbe meglio dire mercenari, perché l’Iran li sostiene e li finanzia): Assad, Hezbollah, Hamas. Israele sta cercando per il momento di non lasciarli armare o di neutralizzare le loro armi. Il terzo fronte è territoriale, riguarda soprattutto la Siria. L’Iran sta cercando di creare strade e basi per portare il proprio esercito nel Libano e in Siria a portata di combattimento di Israele, per rimediare allo svantaggio delle proprie linee logistiche troppo lunghe. Israele, assai più piccolo e meno popoloso, ha necessità vitale di impedirglielo, per non essere travolto.

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Su quest’ultimo punto, per il momento, la battaglia è aerea. L’Iran mette le basi, usa i droni per infiltrare Israele e fa trasporti di armi avanzate, l’aviazione israeliana le bombarda, la contraerea iraniana e siriana cercano di bloccarla. Questo è oggi il punto delicatissimo, su cui si sta già svolgendo la guerra, che rischia di esplodere apertamente nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, tanto che qualcuno che se ne intende ha definito il prossimo maggio “il più pericoloso dal 1967 (https://www.algemeiner.com/2018/04/22/former-head-of-idf-intelligence-this-will-be-israels-most-dangerous-may-since-1967/). Tant’è vero che Israele ha deciso di non spedire parte della sua aviazione a una grande manovra alleata che si svolgerà il mese prossimo in Alaska, per averli a disposizione in caso di scontro (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Israel-reduces-participation-in-Red-Flag-drill-amid-tensions-with-Iran-552420), non fidandosi delle parole dell’Iran che sembrano suggerire un allentamento della tensione (http://www.jpost.com/Middle-East/Iran-FM-No-desire-for-regional-war-Netanyahu-I-put-my-faith-in-the-IDF-552440).

Israele infatti ha una netta superiorità aerea nei confronti di Siria e Iran, ma c’è un attore decisivo che non ho nominato finora, la Russia, che sta armando Siria e Iran: di armi apparentemente difensive come la contraerea, ma tali da modificare l’equilibrio militare impedendo agli aerei israeliani di interdire l’avanzata iraniana. La Russia sembrava fino a qualche mese fa interessata a non ingerirsi nel conflitto fra Israele e l’Iran, ma sembra ora sempre più considerarsi come il padrone della Siria e il nemico di Israele. L’elemento più significativo è che ha recentemente rifiutato la pressante richiesta israeliana di non rinnovare l’antiaerea siriana con i suoi sistemi avanzati SS300 (https://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/244783) (e l’Iran ha chiesto anche i nuovi SS400); Israele ha fatto sapere che se saranno forniti li distruggerà prima che siano attivi (http://www.occhidellaguerra.it/russia-s-300-siria-israele/). La Russia ha risposto minacciando “conseguenze catastrofiche” se Israele cercherà di distruggere le batterie che intende fornire “gratis” ai Siriani, come se fossero una loro colonia (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Russia-to-move-defenses-to-Syria-soon-warns-Israel-against-attack-552503).

Insomma, il rischio possibile, perfino probabile, è uno scontro di Israele non solo con l’Iran e i suoi mercenari, ma con la Russia. In realtà il potere militare di Putin è in genere molto sopravvalutato: basta pensare che la Russia ha un prodotto interno lordo delle dimensioni di quello dell’Italia (quasi tutto frutto della vendita di petrolio, senza industria avanzata) e che possiede una sola portaerei, piuttosto antiquata, contro la decina americana. Inoltre è impegnata su molti fronti (dall’Ucraina alle repubbliche baltiche al Caucaso) e le linee logistiche col Medio Oriente sono troppo lunghe per consentire una guerra vera e propria. Le forze che ha in Siria sono certamente inferiori a quelle israeliane. Ma certamente è un boccone molto indigesto per Israele, tant’è che da anni Netanyahu cerca di coltivare una relazione cordiale, usando anche la presenza di un milione di russofoni fra i cittadini israeliani, non partecipando a boicottaggi e altre misure propagandistiche antirusse eccetera.

Ma l’Iran al contrario cerca di sfruttare un’alleanza con Mosca che ormai non è solo tattica. Buona parte della guerra possibile si giocherà su questi posizionamenti. Se Israele riuscirà a contenere la presenza iraniana in Siria senza combattere avrà vinto; se dovrà ricorrere alle armi fino al territorio persiano (alcune voci hanno parlato già dell’uso dei nuovi F35 Adir per esplorare questa possibilità: http://www.jpost.com/Middle-East/Report-Israeli-stealth-fighters-fly-over-Iran-547421), molto dipenderà dalle scelte di Putin (e poi di Trump, che dovrà decidere se inserirsi nel conflitto). La guerra aperta è comunque possibile, proprio perché la sua preparazione silenziosa è già in atto. Bisognerà ricordare, se iniziasse un conflitto, che Israele sta difendendo la sua esistenza contro un imperialismo iraniano che spinge le sue truppe fino a oltre Damasco, a 1500 chilometri da Teheran.

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Ugo Volli


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