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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Ong contro la libertà, contro Israele 20/04/2018

Riprendiamo dal BOLLETTINO della Comunità ebraica di Milano, marzo 2018, il commento di Angelo Pezzana.


Angelo Pezzana

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“La sfiducia svuota le casse delle Ong, le donazioni si riducono del 10%”, il titolo che a fine gennaio ha dato inizio a una riflessione che ha illuminato di una luce nuova le organizzazioni che hanno sempre goduto del rispetto dei media. Anche in Italia, chi non è stato fermato per la strada dai ragazzi con la pettorina colorata con i nomi delle Ong più conosciute? Un approccio gentile, per raccontare gli aiuti umanitari resi possibili grazie al sostegno di quanti, ascoltando questi ragazzi sorridenti, decidevano poi di dare una mano a realizzare infrastrutture in paesi lontani. È stato il dramma dei migranti, trasportati in un mare mediterraneo che per molti di loro è diventato un cimitero, a spazzare via la retorica buonista dei ‘taxi del mare’, a raccontare l’altra faccia che finora era rimasta nascosta. Tutti sapevano che a organizzare i barconi erano bande di criminali, ma i loro nomi, i loro volti, erano anonimi. Come ricordare questi sconosciuti? Rimaneva la conta di chi perdeva la vita e le immagini di quelli che venivano salvati dalle nostre navi. Poi, grazie alle indagini della polizia costiera, le registrazioni telefoniche, agli schiavisti si sono aggiunti altri attori complici di questa immane tragedia, le navi ‘umanitarie’ che trattavano con i criminali dei barconi la ‘merce’ che trasportavano. Le inchieste sono in corso, alcune navi sono state sequestrate, i nomi di diverse illustri Ong hanno perduto l’immagine umanitaria. La stessa parola “Ong” non viene più pronunciata come avveniva prima, il sospetto che dietro ai salvataggi ci siano interessi non umanitari, non è più un dubbio.

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Avere a che fare con Ong che svolgono attività apparentemente umanitarie, ma che agiscono con altri fini, decisamente di natura politica, è quanto accade in Israele, un paese dove la libertà di opinione è alla base del sistema democratico. In molti però si chiedono oggi, se una Organizzazione Non Governativa, la Ong appunto, che ha sì finalità umanitarie, ma che per realizzarle usa metodi strettamente politici, rientri nella sfera della libertà di espressione. I nomi di queste Ong sono noti, i loro metodi altrettanto. Nascondersi dietro la parola ‘pace’ per iniziative che di pacifico non hanno nulla, è ammissibile? In democrazia sono i partiti gli strumenti, dove il confronto è aperto e riconoscibile. È ora che le Ong, per quanto non governative si possano auto-dichiarare, in Israele come a livello internazionale, siano trasparenti. Oggi non lo sono. Israele darà per prima il segnale del cambiamento?

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