venerdi 02 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
Cartolina di viaggio 3: Le sorprese del deserto 16/04/2018
Cartolina di viaggio 3: Le sorprese del deserto
Di Ugo Volli

Israele è piccola, ha la dimensione di una regione italiana o poco più, ma è caratterizzata da una straordinaria varietà di climi e paesaggi, fra l’alta montagna del Monte Hermon fino al mare tropicale di Eilat. Ma metà del suo territorio è occupata dal deserto, uno spazio che nell’immaginario europeo è vuoto e piatto, per definizione inutile. Anche i viaggi in Israele, sia quelli francamente turistici che quelli più politici e culturali, come questo che vi sto raccontando, hanno sempre avuto l’abitudine di ignorare lo spazio fra il Mar Morto e Eilat, con l’eccezione di pochi luoghi, come Sderot ai confini di Gaza, Beer Sheva che è ormai diventata una città numerosa, moderna e dinamica, Mitzpé Ramon per la sua straordinaria collocazione geologica.

Immagine correlata
Il deserto del Negev presso Mitzpé Ramon

Eppure il deserto non è affatto marginale rispetto alla geografia di Israele, ma anzi ne occupa una parte importante della superficie, non è affatto piatto e omogeneo, ma anzi spesso tormentato, collinoso, con diversissime forme e colori strutture delle superficie. Ed è tutt’altro che privo di utilità, essendo sede di industrie, basi militari e soprattutto di un’agricoltura avanzata e innovativa, che riesce a produrre vini di qualità, frutta e verdura, olio e grano anche da terreni apparentemente sterili, con temperature estreme, con pochissima acqua o con acqua salmastra, perché così è quella che si può estrarre dalle profondità del sottosuolo. I risultati sono stupefacenti e ormai visibili molto largamente. I colori bigi e gessosi del deserto sono interrotti da macchie verdi per chilometri, che non sono solo il vecchio rimboschimento di conifere, che distingue comunque a vista d’occhio il territorio israeliano dalle terre al di là del suo controllo. Sono campi di grano e di soia, alberi da frutto, spesso filari di viti. Uno dei propulsori di questa rinascita di una terra abbandonata da duemila anni, che però in passato è già stata fertile come ci mostrano i documenti storici, è il centro agronomico dell’università, poco lontano da Beer Sheva, fondato dall’italiano Giulio de Angelis, dedicato alle culture del deserto, che da decenni lavora per selezionare nuove specie resistenti alle sfide ambientali e per accompagnare gli agricoltori nel loro uso produttivo.

Il viaggio di Informazione Corretta è passato da questo istituto e l’ha collegato poi, nel tempo della visita ma anche idealmente, a un passaggio al memoriale di Ben Gurion, che scelse di concludere la propria vita in un kibbutz in pieno deserto, come fecero tanti altri protagonisti del sionismo, per esempio Golda Meir e Sharon. Il fatto è che il Negev non è solo un luogo ricco di storia e di produzione, ma anche una delle dimensioni identitarie di Israele: lo spazio del misticismo e delle ispirazioni religiose e filosofiche, l’apertura all’infinito del paesaggio e della storia, la riserva d’anima, per così dire, di un paese che l’immigrazione e la crescita demografica rischiano di rendere affollato e che può essere anche claustrofobico, per via dell’odio dei nemici tutt’attorno. E’ dunque impossibile capire davvero Israele limitandosi al paese delle start up, alla vita frenetica delle grandi città e anche ai luoghi religiosi e storici più importanti. Bisogna saper ascoltare il deserto, farsi prendere dai suoi spazi solenni, dalla luce abbagliante, dalla sua straordinaria apertura.

Immagine correlata
Ugo Volli


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT