Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
'Lupi solitari': un modo ipocrita di fare disinformazione contro Israele Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 20 marzo 2018 Pagina: 13 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Gerusalemme e i lupi solitari»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 20/03/2018, a pag.13, con il titolo "Gerusalemme e i lupi solitari" il commento di Fiamma Nirenstein.
Il palestinese che piace ad Abu Mazen
Dopo che Israele ha seppellito altri due ragazzi di vent'anni, Zvi Daus e Nethaniel Kahalani che un terrorista palestinese ha investito insieme ad altri tre lungo una strada a sud ovest di Jenin (due sono all'ospedale in condizioni molto gravi); mentre le truppe israeliane al confine con Gaza facevano saltare per aria altre due gallerie costruite giusto per far entrare ancora e ancora terroristi dentro Israele; ieri è stata la volta di sangue spillato con la lama di un coltellaccio. Una guardia davanti al Muro del Pianto, il più ovvio fra i luoghi simbolici di Israele, è stata assalita e colpita al petto e al ventre, ed è morta per le ferite; il terrorista è stato inseguito e ucciso, si tratta di Abed el Rahman, 27 anni, sposato con due figli, ispirato dalla magnifica opportunità di ammazzare un ebreo presso la Spianata delle Moschee. È ora di smettere di parlare di «lupi solitari»: si tratta sempre dell'incitamento palestinese. La strategia terroristica dei palestinesi è di massa, conta migliaia di morti, si accanisce sulla sovranità ebraica, spera di terrorizzare non alcune persone, ma un popolo intero inducendolo alla fuga per liberare l'Ummah islamica. Questa scelta, nutrita di precetti religiosi legati alla Jihad, ha contagiato secondo la loro intenzione l'intero mondo musulmano, ed è questo il compito principale che si è data: non costruire uno stato, che i palestinesi hanno rifiutato per tre volte nonostante includesse Gerusalemme; non sedersi a un tavolo dei colloqui per discutere la nuova proposta di Trump ma avvalersi di una continua minaccia di sangue, praticandola giorno dopo giorno e facendola balenare come l'unico orizzonte possibile. Il terrorista che ha accelerato sui corpi di cinque soldati di leva che camminavano sul bordo della strada e ha anche fatto marcia indietro per schiacciarli bene era un giovane di Barta'a vicino a Jenin, Alaa Kabha, 26 anni, un prigioniero di sicurezza rilasciato, ora in prigione. Un lupo che perde il pelo ma non il vizio. I «lupi» sono una massa affamata. Solo nel 2017 ci sono stati 1300 attacchi privi di un supporto organizzativo, e l'anno prima 2200. Evidentemente la polizia ha imparato quest'anno come scoprirli prima che vadano all'attacco, ma non abbastanza. Kabha si pregia di aver condotto l'attentato per i cento giorni della dichiarazione di Trump, gli anniversari non mancano, e si può essere sicuri che essi verranno tutti celebrati da Fatah e da Hamas insieme al «sacrificio» o al coraggio dei terroristi, e in carcere essi riceveranno uno stipendio. Se uccisi, lo riceverà la loro famiglia. Fatah e Hamas incitano a uccidere e a essere uccisi, il terrore è l'unica arma malamente nascosta da strumenti diplomatici che di fatto seguitano a coprire il terrore e a foraggiarlo.
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