lunedi` 12 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
21.02.2018 Usa: come riparare gli enormi errori della politica estera di Obama
Commento di Alberto Flores D'Arcais

Testata: La Repubblica
Data: 21 febbraio 2018
Pagina: 3
Autore: Alberto Flores D'Arcais
Titolo: «Il Pentagono spinge Trump ad agire»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/02/2018, a pag.3 con il titolo "Il Pentagono spinge Trump ad agire" il commento di Alberto Flores D'Arcais

Flores D'Arcais- l'abbiamo sottolineato altre volte - è l'unico giornalista che si distingue per quanto scrive dagli Usa dalle altre firme di Repubblica, rigorosamente in linea con l'ideologia del partito democratico. Sarà per questo che scrive poco, mentre i Rampini & Co. ne hanno il quasi monopolio.

Immagine correlata
Trump con Mohmmed Bin Salman

Ecco il pezzo:

Immagine correlata
Alberto Flores D'Arcais

Nel dramma siriano gli Stati Uniti appaiono ancora una volta assenti. Nonostante le recenti promesse fatte ai curdi e gli interventi dei caccia Usa contro l'esercito russo-siriano, il ruolo della superpotenza nel conflitto resta marginale. Né il Pentagono, né la diplomazia sono oggi in grado di bloccare l'offensiva di Erdogan, non hanno la forza per fermare i massacri di Assad, restano timorosi di fronte alla strategia del Cremlino. Contano poco o nulla, mentre il futuro della sanguinosa guerra civile viene deciso a tavolino tra Mosca, Ankara e Teheran. Una situazione in cui la Casa Bianca di Trump ha una colpa relativa. Il disimpegno in Siria risale ai tempi di Obama (la famosa 'linea rossa' che Assad non avrebbe dovuto superare e che ha ripetutamente varcato senza che l'ex presidente gli facesse pagare alcun prezzo), che ha lasciato mano libera a Putin, rendendo la Russia padrona del destino di Assad. Nonostante la vocazione all'isolazionismo, l'Amministrazione Trump ha tentato di rientrare in gioco, spinta soprattutto dal Pentagono. Per ora i militari Usa restano in Siria. Washington cerca di far entrare in gioco l'Arabia Saudita e affida ad Israele il pallino di eventuali iniziative militari. Troppo poco per la prima superpotenza mondiale

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare:06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT