Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Usa: come riparare gli enormi errori della politica estera di Obama Commento di Alberto Flores D'Arcais
Testata: La Repubblica Data: 21 febbraio 2018 Pagina: 3 Autore: Alberto Flores D'Arcais Titolo: «Il Pentagono spinge Trump ad agire»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/02/2018, a pag.3 con il titolo "Il Pentagono spinge Trump ad agire" il commento di Alberto Flores D'Arcais
Flores D'Arcais- l'abbiamo sottolineato altre volte - è l'unico giornalista che si distingue per quanto scrive dagli Usa dalle altre firme di Repubblica, rigorosamente in linea con l'ideologia del partito democratico. Sarà per questo che scrive poco, mentre i Rampini & Co. ne hanno il quasi monopolio.
Trump con Mohmmed Bin Salman
Ecco il pezzo:
Alberto Flores D'Arcais
Nel dramma siriano gli Stati Uniti appaiono ancora una volta assenti. Nonostante le recenti promesse fatte ai curdi e gli interventi dei caccia Usa contro l'esercito russo-siriano, il ruolo della superpotenza nel conflitto resta marginale. Né il Pentagono, né la diplomazia sono oggi in grado di bloccare l'offensiva di Erdogan, non hanno la forza per fermare i massacri di Assad, restano timorosi di fronte alla strategia del Cremlino. Contano poco o nulla, mentre il futuro della sanguinosa guerra civile viene deciso a tavolino tra Mosca, Ankara e Teheran. Una situazione in cui la Casa Bianca di Trump ha una colpa relativa. Il disimpegno in Siria risale ai tempi di Obama (la famosa 'linea rossa' che Assad non avrebbe dovuto superare e che ha ripetutamente varcato senza che l'ex presidente gli facesse pagare alcun prezzo), che ha lasciato mano libera a Putin, rendendo la Russia padrona del destino di Assad. Nonostante la vocazione all'isolazionismo, l'Amministrazione Trump ha tentato di rientrare in gioco, spinta soprattutto dal Pentagono. Per ora i militari Usa restano in Siria. Washington cerca di far entrare in gioco l'Arabia Saudita e affida ad Israele il pallino di eventuali iniziative militari. Troppo poco per la prima superpotenza mondiale
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