Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Non voglio annoiarvi con l’elenco dei link, ma basta una breve ricerca per mostrare che non è passato anno di governo di Netanyahu senza la sua brava inchiesta, di solito presto smontata. Questa volta si dice che la situazione è diversa perché la polizia, avendo pizzicato l’ex capo dello staff di Netanyahu con un’accusa che non c’entra nulla con lui, gli ha proposto un patto per farlo diventare testimone contro Netanyahu in cambio della commutazione della sua condanna al carcere con un periodo di servizio sociale, anche se lui dice di non voler affatto tradire il suo ex capo (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=44453 ).
E’ una storia che a me pare un po’ anomala sul piano giuridico e certamente morale, ma non dubito che la legislazione israeliana che è di tipo anglosassone, lo consenta. Tutt’altra cosa è essere sicuri che Netanyahu sia colpevole o che sarà condannato (anche se a quanto pare una maggioranza del pubblico israeliano è convinto che sarà condannato: http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/233514 ). In realtà le inchieste non hanno prodotto finora nulla di conclusivo, come dimostra la loro durata. Quelle più importanti sono tre: la più esile riguarderebbe i regali “eccessivi” che la famiglia Netanyahu avrebbe ricevuto da vecchi amici (sigari e vini di qualità, a quanto pare, non bustarelle). La più grave una faccenda di bustarelle che sarebbero state ricevute per l’acquisto di due sottomarini tedeschi; ma qui sono già stati arrestati diversi generali, è difficile ipotizzare un intervento diretto dall’esterno del primo ministro su una struttura molto orgogliosa e indipendente come il ministero della difesa israeliano, che ha sempre avuto, fra l’altro, responsabili politici di altri partiti. La più politica riguarda i contatti che ci sono stati fra Netanyahu e Noni Mozes, proprietario di un importante giornale a lui ostile (non Haaretz che in Israele non ha alcun peso, ma Yediot Aharonot) in cui Mozes gli avrebbe chiesto di far chiudere un altro giornale gratuito che sostiene il governo, Israel Hayom, in cambio di un alleggerimento della campagna contro di lui. Netanyahu ha sempre sostenuto di aver incontrato Mozes per capire le sue intenzioni e cercare di ammorbidirlo; di recente Adelson, proprietario di Israel Hayom, avrebbe confermato una richiesta di Netanyahu di chiudere il supplemento domenicale del giornale (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/233474 ). Resta a vedere fino a che punto si sono spinti questi contatti e se essi configurino un reato.
Naturalmente se Netanyahu è colpevole, e sottolineo il se, è giusto che sia processato e condannato, come lo sono stati negli anni scorsi l’ex primo ministro Olmert e l’ex presidente Katzav: avere un potere giudiziario indipendente e che non ha timore dei potenti è uno dei vanti della democrazia israeliana. Dunque il sistema della giustizia va lasciato lavorare. E secondo le analisi più ragionevoli, ci vorrà probabilmente un anno perché arrivi alle sue conclusioni (http://www.jpost.com/Israel-News/Benjamin-Netanyahu/Analysis-How-long-might-it-take-for-Netanyahu-to-go-501769 ).
Per il momento si sa che Netanyahu è indagato, ma non è stato nemmeno richiesto il rinvio a giudizio, che naturalmente è preliminare a ogni processo. Ma il problema non è questo, secondo me, è invece la voglia di abbattere un nemico politico che non si può sconfiggere usando la giustizia per farlo, il che implica da un lato una sfiducia nel sistema democratico di selezione del governo, ma anche un senso di superiorità morale contro l’avversario politico, in quanto tale considerato”deplorevole” (vi ricordate l’insulto di Hillary Clinton agli elettori di Trump?) e per forza immorale. Questo è certamente il caso della reazione delle forze politiche israeliane e dei media a questa situazione. Vi è un odio contro Netanyahu tanto a sinistra quanto a destra su cui vi invito a leggere questo gustoso compendio: http://blogs.timesofisrael.com/a-primer-for-netanyahu-haters /.
"Perdo nei sondaggi, ma vinco il giono delle elezioni"
I sondaggi dicono che Netanyahu vincerebbe ancora largamente le elezioni, che gli israeliani lo considerano ancora di gran lunga il migliore primo ministro possibile. E in effetti il suo dominio della tattica politica è magistrale, come dimostra anche la gestione della crisi del Monte del Tempio, che rischiava di disturbare gravemente l’agenda politica israeliana di trovare un accordo con moltri paesi islamici lasciando in secondo piano la questione palestinese, un’agenda che sta procedendo con molto successo- Per esempio nei giorni scorsi sono arrivati in Israele due nuovi ambasciatori di stati africani a maggioranza musulmana, Senegal e Guinea che non avevano mai spedito delegazioni di quel livello allo stato ebraico (http://www.timesofisrael.com/two-muslim-states-in-africa-send-first-ever-envoys-to-israel/ ); lo stato di Capoverde ha annunciato ufficialmente l’abbandono della politica antisraeliana all’Onu e così via.
Nessuno potrebbe batterlo oggi. E dunque si delega il compito di abbatterlo alla giustizia, o almeno lo si spera. Questa è una mossa tipica di questo periodo, che si è ripetuta con diverso successo a proposito di leader di altri paesi, da Berlusconi a Trump, per fare solo i nomi principali. E’ un tema, quello della supplenza della giustizia sulla politica, su cui voglio tornare, perché in questo momento è decisivo. Ma lo farò in un altro articolo.
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