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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica Rassegna Stampa
02.08.2017 L'islam e la legge salva-stupratori
Cronaca di Francesca Caferri

Testata: La Repubblica
Data: 02 agosto 2017
Pagina: 15
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Giordania, via la norma salva-stupratori»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 02/08/2017, a pag.15, con il titolo " Giordania, via la norma salva-stupratori" la cronaca di Francesca Caferri.

AMINA Filali non avrebbe mai potuto immaginare sarebbe stata all'origine di una rivoluzione. Era il 2012 e lei aveva solo 16 anni quando decise di togliersi la vita in Marocco inghiottendo veleno per topi. All'origine del suo gesto una doppia ferita: era stata stuprata e quando aveva denunciato il suo aguzzino si era sentita rispondere dal giudice che avrebbe fatto meglio a sposarlo. In questa maniera lei si sarebbe risparmiata nuove umiliazioni e lui il carcere. Dopo la morte di Amina, in Marocco partì un movimento di protesta che nel giro di due anni portò alla cancellazione della legge che prevedeva che uno stupratore potesse evitare il carcere sposando la sua vittima. La vicenda di Amina è tornata di attualità in queste settimane: in nome suo e di migliaia di altre vittime sconosciute, uno dopo l'altro infatti i parlamenti del mondo arabo stanno cancellando leggi simili a quella marocchina. L'ultimo voto in ordine di tempo è arrivato ieri da Amman: la Camera bassa del Parlamento ha emendato l'articolo 308 del Codice penale che dagli anni '60 garantiva l'impunità agli stupratori che sposassero le loro vittime. Per eliminare definitivamente la legge occorre ora un secondo voto, ma gli analisti si aspettano che la norma, che conta sull'appoggio di governo e monarchia, passi senza troppi problemi. Un iter simile dovrebbe partire a breve anche in Libano, il più aperto e progressista dei Paesi della regione, dove tuttavia la "legge salva-stupratori" è ancora in vigore. Proprio dal Libano qualche settimana fa era iniziata una clamorosa protesta decine di abiti da sposa strappati e macchiati di rosso erano stati appesi sulla Corniche, il famoso lungomare di Beirut: al loro fianco cartelloni pubblicitari in arabo, inglese e francese recitavano uno slogan subito diventato virale: "Un abito bianco non copre uno stupro". «Tutte queste iniziative dimostrano che anche se le cosiddette Primavere arabe non hanno avuto l'esito che tutti noi avremmo desiderato, il movimento per i diritti civili nel mondo arabo è vivo e forte», commenta da Tunisi Lina Ben Mhenni, una delle più note attiviste del Paese. L'opinione di Ben Mhenni è importante anche perché proprio la Tunisia ha approvato nei giorni scorsi una legge sulla tutela delle donne definita "storica" dai giornali di tutto il mondo. La nuova norma stabilisce pene durissime per i responsabili di violenza contro le donne e prevede l'istituzione di campagne di prevenzione senza paragoni nella regione. «Il 2011 ci ha insegnato a parlare e a lottare per i nostri diritti: questo non è stato cancellato dall'esito negativo delle rivolte arabe. E anche i Paesi che non sono stati coinvolti dalle rivoluzione, come la Giordania, hanno capito che devono ascoltare le richieste se non vogliono fronteggiare la rabbia della gente», conclude Ben Mhenni.

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