Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Il terrorista legato allo Stato islamico arrestato a Torino adesso parla Cronaca di Erica Di Blasi
Testata: La Repubblica Data: 31 luglio 2017 Pagina: 5 Autore: Erica Di Blasi Titolo: «Terrorista dell'Isis preso in Barriera, arriva anche l'FBI»
Riprendiamo da REPUBBLICA-Torino di oggi, 31/07/2017, a pag. V, con il titolo "Terrorista dell'Isis preso in Barriera, arriva anche l'FBI" la cronaca di Erica Di Blasi.
L’Fbi è venuta in Italia per interrogare Mido, il terrorista islamico arrestato a Barriera di Milano. I procuratori americani lo considerano un elemento chiave: ricopriva un ruolo importante e ora che ha deciso di collaborare potrebbe condurre a decine di affiliati all’Isis. E quindi a nuovi arresti, sia a Torino e in Italia, che all’estero. Mouner El Aoual, detto Mido stava progettando addiritturan un attentato nel nostro Paese. L’interrogatorio con l’Fbi risale a martedì 18 luglio. Dal carcere di Sassari dove è detenuto in una sezione speciale, è stato trasferito in elicottero con una procedura di massima sicurezza di nuovo nel capoluogo piemontese. E qui è stato sentito per ore, alla presenza dei magistrati italiani, da due procuratori degli Stati Uniti. Al seguito avevano uno squadrone di poliziotti dell’Fbi e degli psicologi del comportamento per studiare le sue reazioni e l’attendibilità delle sue risposte. Mouner El Aoual, italo- marocchino, chiamato da tutti Mido, è considerato la chiave per raggiungere e individuare importanti terroristi dell’Isis. Quando i carabinieri del Ros di Torino lo hanno arrestato, nella sua famiglia adottiva nessuno sospettava di lui: nè la madre, nè il fratello. Ha 28 anni: è finito in manette perché accusato di aver diffuso via Internet materiale di propaganda e reclutamento del cosidddetto Stato islamico. Non solo. Stando alle ultime indiscrezioni, Mido in chat discuteva anche di progettare attentati in Italia. «Servirebbe l’aiuto di tre uomini — spiegava a un presunto stratega dell’Isis che vive all’estero — così da avere la potenza di 15 persone». Ecco che le attenzioni degli inquirenti e dei colleghi dell’Fbi si stanno concentrando sulla figura con cui Mido stava cercando di mettersi d’accordo. E naturalmente la dozzina di soggetti coinvolti, pronti a detta del ragazzo, a commettere un azione terroristica sul nostro territorio. Le indagini hanno schedato intanto ben 12.341 seguaci passivi dell’Isis: fedeli che si limitavano ad acoltare le varie discussioni che avvenivano sul social network Zello e sul canale di messaggi di Telegram. La rete era stata chiamata “Lo Stato del califfato”. In questo calderone, Mido non era un semplice uditore, tutt’altro: un po’ alla volta aveva raggiunto il vertice di quella scala gerarchica. Sotto lo pseudonimo di “Ibandawla” si occupava di gestire il cosiddetto “ramo del dialogo”. Gli bastava un computer e dalla sua casa a Barriera di Milano selezionava gli utenti che potevano partecipare alle varie discussioni. Chi entrava era obbligato a pronunciare il rituale di giuramento di fedeltà all’antica legge islamica. Poi c’erano tutta una serie di chat riservatissime. Ed è attraverso questi canali che gli investigatori, e l’Fbi, ipotizzano siano passate anche comunicazioni operative tra terroristi già operativi. Ecco perché l’interesse dei procuratori e poliziotti americani è alto. Un fatto peraltro raro: per trovare un precedente simile bisogna tornare indietro fino ai mesi successivi alle stragi dell’11 settembre, quando a Milano vennero individuati alcuni personaggi legati alla cellula dei piloti kamikaze di Amburgo. Mouner El Aoual, arrestato il 18 aprile su richiesta del procuratore Armando Spataro e del pm Enrico Arnaldi, si era avvalso della facoltà di non rispondere nel primo interrogatorio con il gip Edmondo Pio. In questi mesi è stato nuovamente interrogato dai magistrati torinesi e ha deciso di parlare. Lo scorso 18 luglio, davanti ai procuratori americani, ha parlato per ore. Le sue rivelazioni potrebbero portare presto a nuovi arresti.
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