Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Najla Akdeir e le altre donne che si ribellano Commento di Pierluigi Battista
Testata: Corriere della Sera Data: 24 luglio 2017 Pagina: 29 Autore: Pierluigi Battista Titolo: «Najla e le altre, non dimentichiamole»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/07/2017, a pag. 29, con il titolo "Najla e le altre, non dimentichiamole", il commento di Pierluigi Battista.
Pierluigi Battista
Najla Akdeir
Dicono che sia un gran talento dell’atletica leggera, ma se si parla di lei, di Najla Akdeir la cui storia è stata raccontata sulle pagine del nostro giornale, è perché questa ragazza libica innamorata dello sport e della libertà è stata malmenata e perseguitata dai suoi genitori e dal suo clan solo perché si era permessa di indossare dei normali pantaloncini durante una gara. Ora lei insiste: con l’atletica e con i pantaloncini. Resiste, sfida le botte e i fanatici, una famiglia di energumeni che sfoga attraverso i precetti religiosi i propri istinti violenti e di sopraffazione. Bisognerebbe segnarsi il nome di questa donna coraggiosa e fiera: Najla Akdeir, una bandiera di tutte le donne che vivono nell’oppressione e sono dimenticate da tutti noi, ipersensibili sui diritti umani da salvaguardare qui, ipersilenziosi sui diritti delle donne e degli uomini colpevoli solo di essere nati nel posto sbagliato, dove regna la sopraffazione nel silenzio complice del mondo. E cerchiamo di ricordare non il nome, che è troppo pericoloso, ma una donna che si fa chiamare Khulood e che ha sfidato la misoginia fondamentalista di Stato dell’Arabia Saudita semplicemente diffondendo un video in cui ha l’ardire di indossare una minigonna, simbolo di ogni perversione tra gli islamisti che usano i testi religiosi come un bastone da dare in testa alle donne che aspirano alla libertà.
Cerchiamo di ricordarle, facciamo un piccolo sforzo. Piccolo, come quello fatto a suo tempo per Malala Yousafzai, la ragazza pachistana perseguitata solo perché voleva continuare a studiare. Sapendo che l’illibertà delle donne, la soggezione di bambine vendute come spose dalla tribù di famiglia, di donne costrette alla prigionia di un velo che le annienta come persone, di ragazze che vogliono ma non possono vestire liberamente, praticare sport liberamente, muoversi liberamente, studiare liberamente, sposarsi liberamente, fare l’amore liberamente, viaggiare liberamente è la condizione raccapricciante di milioni e milioni di esseri umani che non ricevono solidarietà malgrado la retorica sui diritti universali. Najla Akdeir, una persona, una donna, una bandiera. Non dimentichiamola. Come al solito.
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