Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Sono terroristi, non psicopatici Commento di Magdi Cristiano Allam
Testata: Autore: Magdi Cristiano Allam Titolo: «Sono terroristi, non psicopatici»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 26/03/2017, a pag.16, con il titolo "Sono terroristi, non psicopatici ", il commento di Magdi Cristiano Allam.
Magdi Cristiano Allam
Sembra proprio che la percentuale dei maIati mentali tra i musulmani sia in assoluto la più elevata al mondo. E pressoché scontato che ogni qualvolta c'è un attentato terroristico islamico, sia gli imam delle moschee e i musulmani moderati, sia i responsabili della sicurezza occidentali che orientano l'opinione pubblica, focalizzano l'attenzione sul profilo personale dell'attentatore, per approdare alla conclusione che soffriva di disturbi psichici. E considerando che ormai sono all'ordine del giorno gli attentati terroristi islamici perpetrati, quelli sventati sul nascere, quelli semplicemente pianificati, quelli che gli aspiranti «martiri» islamici hanno manifestato la volontà di compiere così come emerge dalle intercettazioni, dovremmo concludere che tra i musulmani è esplosa un'epidemia di psicosi suicida-omicida. La prassi consueta e consolidata nelle analisi degli esperti veri o presunti è di evidenziare le cause familiari, sociali ed economiche che attestano lo stato di emarginazione che connotava l'esistenza del terrorista islamico, ponendo l'accento sulla sua persistente frustrazione per le conseguenze delle guerre o delle sanzioni messe in atto dai nuovi «crociati» occidentali ai danni dei musulmani. Si colloca il quadro psico-sociale nel contesto della realtà della criminalità comune, enfatizzando il fatto che il terrorista era fondamentalmente dedito allo spaccio di droga, era lui stesso un drogato, era instabile sul piano relazionale. Soprattutto si sostiene a viva voce che non frequentava le moschee, che non si comportava così come si converrebbe a un fedele musulmano. Infine si ricorda che è soltanto quando è finito in carcere, dove è stato soggiogato da predicatori estremisti, che il personaggio psicotico è stato plagiato trasformandolo in un robot della morte. Tutto ciò porta alla conclusione che coloro che uccidono urlando «Allah è il più grande» non avrebbero nulla a che fare con l'islam, che addirittura non sarebbero neppure musulmani. Pur ammettendo che tutto ciò sia vero, è lecito domandarsi perché mai questi soggetti psicotici perpetrano degli efferati crimini esclusivamente nel nome di Allah? Perché non ci sono ebrei o cristiani che sgozzano, decapitano, massacrano e si fanno esplodere nel nome di Dio? E del tutto evidente che c'è una ferma volontà, sia da parte dei musulmani sia da parte degli occidentali, di assolvere l'islam costi quel che costi, ignorando deliberatamente la legittimazione dell'odio, della violenza e della morte contenuta in ciò che Allah prescrive nel Corano e in ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Si perviene alla conclusione che il terrorismo islamico sarebbe comunque di natura reattiva, non aggressiva, che significa che se loro uccidono la colpa è nostra. Così come si mira a farci credere che gli attentati terroristi islamici sarebbero dei fatti isolati, che sarebbe una forzatura ideologica inquadrarli nel contesto di una strategia di guerra scatenata da chi usa anche il terrorismo per sottomettere l'umanità intera all'islam.
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