Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Si vis pacem, para bellum Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: terroristi di Hezbollah
Cari amici,
la tensione al Nord di Israele continua ed è sempre pericolosa. Dato che i giornali italiani e in genere occidentali non ne parlano, vi dò qualche informazione.
In primo luogo si è capito perché Israele aveva usato venerdì scorso contro gli SS20 siriani un costoso missile Arrows, uno di quelli del terzo strato della difesa antimissilistica, destinati cioè a difendere il territorio israeliano da bombardamenti di missili balistici di lunga durata. Mentre gli Arrows sono in servizio e così i notissimi antirazzi “Iron Dome” del primo strato, contro le minacce più vicine, lo strato intermedio degli antimissili “David Sting” stanno entrando in servizio solo ora. E il missile siriano, che porta una testata di 200 chilogrammi di esplosivo minacciava non gli aerei israeliani, capace da soli di eludere la minaccia di questi razzi antiaerei ma il territorio abitato israeliano. Come aveva già intuito un nostro lettore che mi aveva scritto dopo il mio articolo ed è confermato da questo articolo (http://www.jpost.com/Israel-News/The-ballistic-missile-fired-by-Syria-posed-a-direct-threat-to-Israel-484693), la Siria aveva tentato, col pretesto di difendersi (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/226952), di colpire direttamente Israele, vantando un appoggio russo che forse c’è e forse su questo punto è solo un bluff (http://www.jpost.com/Middle-East/Syrian-President-Assad-Were-counting-on-Russia-to-prevent-a-conflict-with-Israel-484715). La Russia infatti si muove molto liberamente nello scacchiere siriano e per esempio ha appena concluso un accordo con i guerriglieri curdi dello Ypg, che sono nemici del regime siriano come dell’Isis (e della Turchia). E’ stata smentita la notizia di una seconda convocazione dell’ambasciatore israeliano a Mosca in relazione ai problemi siriani.
Insomma la situazione fra Israele e Siria è molto tesa e confusa. Dal di fuori se ne sa poco, è chiaro che Israele ritiene di dover intervenire energicamente non nella guerra civile siriana, che ha sempre evitato, ma per prevenire attacchi diretti e soprattutto il rifornimento di armi avanzate a Hezbollah, che è in questo momento il pericolo più immediato per Israele. Il ministro della difesa Lieberman ha ammonito la Siria a non interferire, minacciando la distruzione della sua antiaerea e soprattutto ha detto che Israele ha preso atto della completa integrazione di Hezbollah non solo nell’esercito ma in generale nello stato libanese, spiegando che un’aggressione dei terroristi manovrati dall’Iran costerebbe carissimo non solo a loro, ma all’intero stato del Libano e della sua popolazione.
Sono avvisi seri, perché Israele non ha rivendicazioni territoriali né ragioni di attaccare il Libano, ma teme che Hezbollah esca dalla guerra di Siria, che l’ha in parte logorato, ma anche rafforzato sul piano dell’esperienza e della capacità militare strategica e soprattutto l’ha delegittimato rispetto al mondo arabo, con un attacco a Israele che gli darebbe nuovo lustro agli occhi degli antisemiti che sono numerosi in tutto il mondo arabo e dominante in quella opinione pubblica. Ciò che può fermare la guerra, che sarebbe costosa per Israele in termini di vite umane e di risorse, visto che Hezbollah ha accumulato un grandissimo arsenale missilistico, non sono certo le parole di buona volontà di leader politici e religiosi europei, né la forza di interposizione dell’Onu, che si è dimostrata ridicolmente impotente di fronte ai terroristi, se non loro complice, ma è la deterrenza israeliana, cioè la consapevolezza che il movimento terrorista e lo stato che lo ospita e lo protegge pagherebbero un prezzo terribile per un’aggressione: come dicevano i romani che se ne intendevano, si vis pacem, para bellum, se vuoi la pace, preparati alla guerra.
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