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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
11.01.2017 A che cosa serve Guantanamo
E il pensiero politicamente corretto di Repubblica

Testata: Il Foglio
Data: 11 gennaio 2017
Pagina: 3
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Guantanamo spiegato a Bonini»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 11/01/2017, a pag. 3, l'editoriale "Guantanamo spiegato a Bonini".

Quanta retorica su Guantanamo, persino Obama non l'ha chiuso.  Altrochè vendetta e tortura, i detenuti godono dei diritti di tutti i detenuti degli stati democratici, da musulmani hanno anche la dieta Halal. Ma i vari Bonini & Co. hanno sempre descritto Guantanamo come un inferno, ignorando che i detenuti sono terroristi, spacciandoli per vittime.

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Con l’aria di chi ha trovato la spiegazione, Carlo Bonini scrive su Repubblica che, quando il 20 gennaio Obama passerà la mano, il carcere speciale di Guantanamo, “il monumento allo stato d’eccezione” che si è fatto “vendetta, tortura e incubatore d’odio” avrà compiuto 15 anni. E che la sua mancata chiusura è stato il più grande fallimento del presidente dem, “non gliel’hanno mai perdonato”. Inutile cercare in Bonini la consapevolezza che, da 15 anni, una guerra al terrore è in corso, e che c’è chi la combatte. No, per lui Gitmo è per sempre “fantasmi in tuta arancione”, “animali da cortile nelle stie”. L’orrore.

Volevamo provare a spiegarglielo noi, Guantanamo. Ma basterebbe che leggesse, sul suo giornale, il gran reportage di Alberto Flores d’Arcais del 2009, in cui il bravo giornalista raccontava che “le gabbie all’aria aperta” sono abbandonate, Camp X-Ray è chiuso dal 2002 e che a Camp 4 i detenuti “hanno i massimi benefici: venti ore d’aria al giorno, campi di pallavolo e calcetto, una stanza dove possono guardare la tv satellitare, la biblioteca, celle individuali, una vita in comune”.

Insomma che mentre è proseguita e s’è fatta più aspra la guerra al terrore, è cambiata anche Guantanamo, senza aspettare i sogni irenisti di Obama. Perché la cosa che più di tutte Bonini dovrebbe comprendere – e se l’ha capita alla fine persino Obama, non dovrebbe essere impossibile – è che un carcere speciale, e uno status persino confusamente giuridico di “nemico”, se c’è una guerra asimmetrica, esistono. Non li ha inventati Bush, li ha creati la realtà della guerra. Bonini dice “enemy combatants” con l’aria di chi non riesca a comprendere che cosa siano. Quindici anni sprecati, anche per lui.

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lettere@ilfoglio.it

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