Informare e protestare serve Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari Amici,
la questione della risoluzione dell’Unesco contro Gerusalemme e i suoi legami col mondo ebraico è troppo grossa per lasciarla cadere fuori dalla cronaca senza trarne qualche lezione. Vi dico così alla rinfusa quelle che ne ho tratto io, anche riprendendo liberamente degli argomenti altrui. 1. L’odio per Israele del mondo arabo. La risoluzione contro Israele è stata presentata anche da stati che sul terreno hanno un buon rapporto con Israele, come l’Egitto. E dalla polemica contro le politiche israeliane, è passata su un terreno storico e religioso, negando l’ebraicità di Gerusalemme e anche la storia ebraica (e quella cristiana). E’ una cosa su cui riflettere, perché nel Corano non compare Gerusalemme e non è affatto sostenuto che il viaggio notturno di Maometto alla “mosche più lontana” (Al-Aqsa) si sia svolto proprio a Gerusalemme, come avete letto su Informazione Corretta qualche giorno fa (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=320&id=63427 ), mentre esso afferma che al popolo ebraico è stata assegnata la Terra di Israele. La china delle bugie è sdrucciolosa e finisce nell’odio razziale per gli ebrei. Israele fa bene a cercare alleanze dappertutto, per sfuggire alla tenaglia dell’isolamento (fra Obama e l’Iran). Ma è bene sapere che l’odio antisemita resta lì e i capi arabi lo cavalcano. 2. La coalizione antisraeliana è però segnata da contraddizioni. I sunniti hanno bisogno di Israele per sperare di resistere all’offensiva sciita, sostenuta dalla Russia e vista benevolmente da Obama. Non possono volere l’alleanza con Israele e la sua distruzione allo stesso tempo. Per la prima volta ci sono stati più astenuti che favorevoli a una mozione dell’Unesco contro Israele. 3. Vi sono coloro che non si espongono, fanno i moralisti ma preferiscono qualche illusorio vantaggio politico alla verità e all’integrità delle posizioni - o sono semplicemente vili. Siedono alla testa di tanti stati, ma anche di grandi religioni. Chi si faceva delle illusioni sulle grandi affermazioni morali di Bergoglio, dopo il rifiuto di convocare all’incontro interreligioso di Assisi il Dalai Lama per non irritare i cinesi (un coraggio che ha avuto invece il sindaco di Milano Sala, onore al merito) e soprattutto il suo fragoroso silenzio sull’accusa di menzogna al Vangelo, implicita in questa risoluzione (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=64167 ), magari farebbe bene a ripensarci. Il fatto è, come diceva Don Abbondio, se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare. O in termini papali, non tutti sono Wojtila. 4. Vi sono coloro che invece si sono esposti, come Matteo Renzi. La sua clamorosa marcia indietro sulla risoluzione (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=64156 ) è un atto di coraggio notevole. Certo, in ritardo e spia di un’assenza di controllo del primo ministro sulla politica estera. Ma significativo, fuori dal linguaggio normale della politica. Questo testimonia anche che non tutti sono uguali in politica. Avrebbe fatto una cosa del genere D’Alema? L’avrebbero fatto Monti e Letta? Non credo. Lo farebbe Bersani, o un 5 stelle? Ci credo ancora meno, anzi sono sicuro di no. Proprio perché credo che non tutti i politici sono uguali e che il no al referendum avrebbe favorito Grillo e non Berlusconi, avevo deciso di votare sì. Poi la posizione italiana sulla risoluzione mi aveva suscitato il pensiero un po’ iracondo di rispondere all’astensione con un’astensione, secondo la lex talionis. Adesso ho capito che sbagliavo e sono di nuovo dell’idea che votare sì, a parte i tecnicismi della legge, è il solo modo di tagliare la strada a una deriva grillina pericolosissima. 5. E’ interessante quel che hanno detto sia Renzi sia il ministro responsabile Gentiloni. La posizione dell’Italia è stata presa “in automatico”, come stabilito da molti anni. Renzi poi ha legato il rifiuto di questa posizione “automatica” a una “rottura” sul tema con l’Europa. C’è un “automatismo” anti-israeliano dell’Europa, che non bada ai fatti, ma si allinea comunque contro Israele con i palestinisti e i paesi arabi. Il voto dell’Italia sarà stata anche una sorta di “pagamento” all’emiro del Qatar, come scrive Micalessin (http://www.analisidifesa.it/2012/12/cosi-la-fragile-europa-ha-venduto-allemiro-il-voto-per-la-palestina/ ) E certamente conta che poche settimane fa proprio da Roma sia partita la campagna elettorale del candidato del Qatar proprio alla segreteria dell’Unesco ( http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-09-19/direzione-unesco-parte-roma-candidatura-qatar-214754.shtml ) un privilegio per cui l’emirato del Golfo grande patron del terrorismo internazionale ha sganciato un accordo milionario con l’Università di Tor Vergata che ha ospitato l’evento, ricevendo in cambio una laurea honoris causa, ma certo non solo quella). Ma per l’appunto bastonare Israele è una politica “automatica” per l’Europa. Buono a sapersi per la prossima uscita di Mogherini & Co. 6. Ultimo insegnamento, ma forse il più importante: protestare serve. Lottare per la verità, contro il pregiudizio non vuol dire solo dare testimonianza, può anche cambiare le cose. “Informazione Corretta” è nata su questo presupposto e fa le sue battaglie contro le mistificazioni antisraeliane da quindici anni. Lo stesso fanno giornali e associazioni in tutto il mondo. C’è anche un nome per questo lavoro doveroso: hasbarà. Non siamo mai stati soli nella battaglia della hasbarà, ci sono gruppi, persone, tanto ebrei che non ebrei a capire che la difesa di Israele è importante e a fare quel che possono. Ma questa volta la mobilitazione è stata importante. Ha aiutato molto “Il Foglio”, hanno fatto molto alcune associazioni “Italia Israele”, singoli opinionisti come la nostra Fiamma Nirestein e Pierluigi Battista (http://www.corriere.it/opinioni/16_ottobre_22/quelle-ossessioni-rivelate-israele-a7ece45c-97be-11e6-bd66-b2bce124488b.shtml ). Questa volta si è sentita anche la presenza dell’Ucei, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che in passato era stata restia a esporsi su questi temi. Con la nuova presidenza di Noemi Di Segni c’è stato un cambio di passo, utile e positivo. 7. Purtroppo bisogna prevedere che questa battaglia non resterà isolata. Non dobbiamo illuderci, la “comunità internazionale” continua a essere dominata dall’”automatismo” antisemita e dai petrodollari. Se la vicenda della risoluzione Unesco era prevalentemente simbolica (ma i simboli sono importanti nella vita dei popoli, ne costituiscono la motivazione profonda), vi sono altri appuntamenti assai più concreti all’orizzonte. Fra poco più di due settimane si elegge il presidente degli Stati Uniti. Quale che sia l’esito della votazione, con esso finirà la tregua su Israele che Obama si è imposto e che ha anche ordinato ad Abbas (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/219204 ) e c’è il rischio serio che riemerga dagli abissi la risoluzione francese che pretende di prescrivere la soluzione del conflitto fra Israele e il mondo arabo sulle linee delle pretese palestiniste. E c’è il rischio che Obama non ponga il tradizionale veto americano, permettendo a una risoluzione antisraeliana di prendere un valore giuridico tale da legare le mani al suo successore. E’ un rischio molto pericoloso, preso assai sul serio da Netanyahu.
Non dimentichiamoci, in questo caso e in tutti gli altri che informare e protestare serve.