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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.08.2016 La diplomazia di Bibi sta dando buoni frutti
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 agosto 2016
Pagina: 6
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Ma il rispetto del Cremlino verso Israele non verrà meno»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/08/2016, a pag.6, con il titolo " Ma il rispetto del Cremlino verso Israele non verrà meno ", l'articolo di Davide Frattini.

Di nostro aggiungiamo, come contributo alla buona riuscita dei nuovi rapporti internazionali di Israele, le numerose e positive iniziative diplomatiche di Bibi Netanyahu. Che piaccia o che non piaccia, anche i suoi avversari, magari a bocca storta, non possono fare a meno di riconoscerlo.

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Davide Frattini

«La sua vecchia insegnante di tedesco vive a Tel Aviv, Vladimir Putin le ha comprato un appartamento per riconoscenza. E’ una figura importante della sua storia personale come per la Storia dell’ Unione Sovietica sono importanti gli 1,2 milioni di cittadini immigrati in Israele». Meir Javedanfar è sicuro che il nuovo patto tra la Russia e l’Iran non modifichi «il rispetto» che il leader del Cremlino riserva allo Stato ebraico: «Rispetto e sospetto anche, per quegli oligarchi suoi oppositori che hanno trovato riparo a Tel Aviv e Gerusalemme. Per ora prevale la stima per un Paese che reagisce sempre quando la sua sicurezza è in pericolo». I jet israeliani hanno continuato a colpire in Siria, non ci sono stati incidenti, neppure sfiorati , con i sistemi di contraerea dislocati da Mosca. Javedanfar analizza (e spiega agli studenti del Centro interdisciplinare a Herzliya) gli sviluppi contemporanei della nazione dov’è nato: ha lasciato l’Iran nel 1987, otto anni dopo la rivoluzione islamica. E’ convinto che concedere le basi ai bombardieri russi sia un modo per Teheran di riguadagnare centralità nella campagna militare siriana:
«L’intesa arriva pochi giorni dopo l’incontro tra Recep Tayyip Erdogan, il presidente
turco, e Putin. Il regime vuole mandare un segnale alla Turchia e agli altri Paesi sunniti: siamo indispensabili, Mosca ha bisogno più di noi che di voi». Israele — spiega — non deve troppo allarmarsi perché «Putin offre all’Iran armamenti superati: batterie missilistiche S-300 invece delle S40 0, jet senza le strumentazioni più sofisticate » .
Nello scambio sono gli ayatollah a rischiare di più : «Lo Scià era accusato di essere ostaggio degli occidentali, di obbedire agli america i. Di fatto è la prima volta che l’Iran concede le sue basi a una potenza straniera. Può guadagnarci nel breve termine perché non ha intenzione di perdere la Siria: che i ribelli siano riusciti a rompere l’assedio dei quartieri sotto il loro controllo ad Aleppo ha preoccupato e sorpreso i generali russi e iraniani. Così si ritorna ai raid massicci dell’aviazione. Vogliono accelerare finché alla
Casa Bianca c’è Barack Obama: sanno che non farà niente per fermarli. Hillary Clinton potrebbe invece decidere l’intervento militare». Ma le critiche e le proteste in Medio Oriente arriveranno presto: « Le piste di decollo elargite a uno Stato non musulmano per bombardare dei musulmani. L’ immagine di nazione avanguardia dell’Islam verrà intaccata».

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lettere@corriere.it

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