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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
21.07.2016 L’altra faccia della non-violenza
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana

Testata: Informazione Corretta
Data: 21 luglio 2016
Pagina: 1
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «L’altra faccia della non-violenza»

L’altra faccia della non-violenza
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana

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Tair Kaminer

Tair Kaminer è una 19nne israeliana che si è rifiutata di fare il servizio militare, dicendosi disponibile a sostituirlo con il servizio civile. Ha trascorso 159 giorni in un carcere militare, del suo caso si sono occupati tutti i media, anche perché in Israele il servizio civile è una cosa seria, non viene osteggiato se esiste una motivazione, anzi, viene consigliato, per esempio, ai giovani musulmani quale soluzione accettabile per stabilire un rapporto positivo tra una appartenenza nazionale problematica e l’inserimento in una struttura sociale senza distinzioni.

La motivazione di Tair Kaminer non era però di quelle tradizionali, non era una particolare seguace di delle teorie della non-violenza, non condannava in toto l’uso delle armi, la sua spiegazione, rimasta fra le righe, era un’altra, a cui si è dato poco rilievo, che cambia la prospettiva del giudizio da dare al suo rifiuto. Tair Kaminer aveva dichiarato la sua indisponibilità a indossare la divisa perché “non voleva essere complice dei crimini dell’occupazione”, riferendosi ovviamente alla presenza israeliana nei territori contesi di Giudea e Samaria. Un ragionamento politico, più adatto a una militante ideologicamente motivata che non a una giovane che indossa la divisa per difendere il proprio paese. Adesso diventerà probabilmente una star di quei gruppi ‘pacifisti’, per i quali la pace è un valore assoluto, il cui prezzo da pagare può giustificare anche la scomparsa di Israele.


Angelo Pezzana
  


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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