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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica Rassegna Stampa
24.04.2016 La commedia umana yiddish nell'East Side di Manhattan
Susanna Nirenstein recensisce Michael Gold

Testata: La Repubblica
Data: 24 aprile 2016
Pagina: 42
Autore: Susanna Nirenstein
Titolo: «La commedia umana yiddish nell'East Side di Manhattan»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/04/2016, a pag.42, con il titolo " La commedia umana yiddish nell'East Side di Manhattan" la recensione di Susanna Nirenstein al libro " Ebrei senza soldi" di Michael Gold, pubblicato da Castelvecchi.

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La copertina                    Susanna Nirenstein

La scena è formicolante, carica di rumori, voci, facce: «La strada ruggiva come un mare in tempesta. Esplodeva come una girandola di fuochi artificiali». Siamo nell’East Side di Manhattan, inizio Novcento, in mezzo a una sorta di shtetl yiddish, un quartiere quasi esclusivamente ebraico sovraccarico di immigrati dall’Europa dell’Est per via dell’antisemitismo e dei pogrom. Nel romanzo autobiografico di Michael Gold pubblicato negli States nel 1930, sembra di essere in piena C’era una volta l’America, in Chiamalo sonno di Henry Roth, di guardare un film travolgente come un fiume in piena tanti sono i personaggi, gli sketch, la frenesia di questi uomini e donne che cercano di farcela, di inventarsi una terra promessa senza miseria. Ma gli uni vivono sugli altri, non c’è confine tra vicini di casa, tra nuovi arrivati che ti si piazzano nel letto, tra miriadi di prostitute sedute per strada avvolte in vestaglie a fiorami, tra sarti che lavorano a cottimo in ogni stanza, tra bande di bambini che vanno a nuotare nei docks e qualche volta muoiono, e vanno a guardare “come si fanno i figli” dal buco della serratura di un bordello. Il libro è questo. Una fotografia spietata dalla lingua potente. Ci si spara nei cortili, e nessuno ci fa più caso di tanto («forse due giocatori hanno litigato»). «È l’America », un «sogno infernale» non fa che commentare Michael Gold. A lui non piace, anche se oltre a quelli che fanno la fame, vede anche chi diventa tassista o sarto tagliatore, anche se il Puzzone scriverà operette, e Abe farà il regista. Eppure lui in qualche modo sarà tra i salvati: diventato un militante in contatto con l’estrema sinistra di John Reed ( I dieci giorni che sconvolsero il mondo) e Eugene O’Neil, scriverà su vari giornali socialisti e dirigerà il filosovietico New Masses, diventerà un leader, e non si pentirà mai, neppure quando la fame e gli orrori del comunismo reale divennero fatti noti.

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