martedi` 17 giugno 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Sette Rassegna Stampa
08.04.2016 Etiopi d'Israele tra musica, difficoltà e crescente integrazione
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera Sette
Data: 08 aprile 2016
Pagina: 61
Autore: Davide Frattini
Titolo: «La ribellione degli etiopi»

Riprendiamo da SETTE di oggi, 08/04/2016, a pag. 61, con il titolo "La ribellione degli etiopi", il commento di Davide Frattini.

Immagine correlata
Davide Frattini

Immagine correlata
Un soldato israeliano di origine etiope con il primo ministro Benjamin Netanyahu

Quando a Kalkidan hanno chiesto di cambiare il nome perché suonasse «più israeliano», ha risposto con i versi di un rap: «II tuo nome significa guerriero non inferiore. Vuoi diventare parte del melting pot? Fratello, non resta molta aria per respirare». I giovani etiopi si sentono (e sono) emarginati. Cresciuti nei palazzoni costruiti per accogliere gli immigrati, hanno subito il razzismo di chi era arrivato poco prima e che prima di loro l'aveva subito: gli ebrei fuggiti dai Paesi arabi sembravano i re del Paese solo perché dominano in maggioranza nei quartieri delle città periferiche.

II loro pop mizrahi — ritmo e amori sdolcinati — è tra i più ascoltati, conquista le feste di matrimonio e la programmazione delle radio. Così la ribellione di Kalkidan e degli altri cantanti etiopi all'assimilazione è stata quella di scegliere un'altra musica e altri modelli. Come scrive David Ratner nel nuovo saggio Listening to Blak: Black Music and Identity Among Young Ethiopian Immigrants in Israel: «Per proteggere le loro tradizioni e la loro identità hanno importato la cultura hip hop da un'altra nazione, convinti che gli afroamericani avessero già vissuto le stesse discriminazioni e trovato le risposte».

Ratner spiega che nelle stanzette dei ragazzi etiopi, i poster sono ancora quelli di Tupak Shakur, il rapper ucciso a Las Vegas vent'anni fa. Le parole di Tupak, le lotte che ha condotto negli Stati Uniti, hanno ispirato le manifestazioni degli etiopi nel 2015, le proteste contro gli abusi della polizia, gli arresti e i fermi per il colore della pelle. Amos Harel, analista militare del quotidiano Haaretz, fa notare che gli ebrei etiopi stanno cambiando l'esercito israeliano: scelgono le unità combattenti, si sacrificano per la difesa dello Stato, in cambio chiedono il riconoscimento. «La musica», continua Ratner, «non è un modo per estraniarsi dal resto della popolazione, li aiuta a capire come essere un nero in una società di bianchi».

Per inviare la propria opinione a Sette, telefonare 02/6339, oppure clciccare sulla e-mail sottostante


sette@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT