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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica Rassegna Stampa
14.03.2016 Non gridavano 'Dio è grande', ma 'Allah è grande'
Commento di Daniele Mastrogiacomo

Testata: La Repubblica
Data: 14 marzo 2016
Pagina: 7
Autore: Daniele Mastrogiacomo
Titolo: «'Giovanissimi, gridavano Allah Akbar, arrivati dal mare con mitra e granate'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/03/2016, a pag. 7, con il titolo "'Giovanissimi, gridavano Allah Akbar, arrivati dal mare con mitra e granate' ", il commento di Daniele Mastrogiacomo.

Ieri diversi telegiornali, tra cui SkyTg24, hanno raccontato dell'attacco dei fondamentalisti islamici al grido di "Dio è grande". Ma i terroristi gridavano "Allah è grande", come riporta correttamente Repubblica: una notevole differenza. E una ennesima prova meschina per il giornalismo italiano.

Ecco l'articolo:

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Daniele Mastrogiacomo

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Ci sono molti modi di gridare Allah Uakbar, ma il finale è uno solo: una strage, nel nome di Allah

UN ATTACCO in piena regola. Stile Susa, Tunisia, 38 turisti uccisi il 26 giugno scorso. Un commando di jihadisti di Al qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) che spunta sulla spiaggia e al grido di “Allah akbar” inizia a fare fuoco sui bagnanti. «Erano da poco passate le 13», racconta un testimone a Radio France International, un francese da anni residente in Costa d’Avorio, «abbiamo sentito esplodere dei colpi d’arma da fuoco. Si udivano in lontananza. All’inizio deboli, poi sempre più chiari e forti. Molti hanno capito che si trattava di un attacco. La gente ha cominciato a fuggire in preda al panico. Tutto si svolgeva davanti ai tre principali alberghi di Grand-Bassam». Secondo numerose testimonianza il commando, formato da undici persone persone, «tutti giovanissimi», pesantemente armato e con il volto coperto da passamontagna, proveniva dal mare. È approdato con alcune barche, ha iniziato ad avanzare e ha preso di mira chi si trovava davanti.

Tre gli alberghi presi di mira: il Pailotte, l’Hotel de France, il Kovia Beach. Sorgono tutti nella zona storica della cittadina che fa parte del patrimonio mondiale dell’Unesco. «Il commando sparava contro chiunque si trovasse di fronte», conferma Alexis Adélé, responsabile militare sul posto. «Prima di svuotare i caricatori dei loro Ak-47 sulle vittime, urlavano Allah Akbar. Due ragazzi sono stati bloccati e li hanno costretti a fare altrettanto. Uno è stato freddato di colpo». «C’è stata una sparatoria tra alcuni soldati delle unità speciali dislocate sul posto e il commando», aggiunge Adélé. «Un terrorista è stato ucciso ma sono morti anche due militari». È proprio il web a fornire le testimonianze più significative. «Il gruppo - racconta un trasportatore ivoriano, Kouauella Kokou Bellein - ad un certo punto si è diviso. Tre sono fuggiti sulla strada principale, verso la città. Le forze speciali, la polizia, alcuni militari francesi di stanza nel paese sono arrivati quasi subito; l’intera zona è stata blindata, hanno chiuso anche il ponte che collega la spiaggia alla terra ferma». Wilfred Kouadjou si trovava in quel momento nell’Hotel de France: «All’inizio pensavamo a dei mortaretti. Ho visto correre due, tre uomini che imbracciavano degli Ak-47. Facevano fuoco su chi trovavano a tiro. Una donna, credo una occidentale, è crollata a terra colpita».

Braman Kinda ricorda le stesse scene: panico, urla, la gente che fugge tra i primi cadaveri sparpagliati sulla spiaggia, sotto le palme, vicino ai bungalow. «Ci sono stati un sacco di morti. Io ne ho contati almeno sette». Il bilancio finale lo fa il presidente della Costa d’Avorio Alassane Ouattara: 14 civili uccisi, tra cui quattro europei e una bambina di 5 anni; due soldati delle forze speciali. Aggiunge il ministro degli Interni Hamed Bakayoko: «Sei degli attaccanti sono stati neutralizzati, cinque sono fuggiti».

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