Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Israele: La minaccia in stile Hitler di Hezbollah Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 20 febbraio 2016 Pagina: 13 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Hezbollah: colpiremo la fabbrica di ammoniaca e faremo 800mila morti»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 20/02/2016, a pag.13, con il titolo " Hezbollah: colpiremo la fabbrica di ammoniaca e faremo 800mila morti", il commento di Fiamma Nirenstein.
Fiamma Nirenstein
Una minaccia hitleriana: non può essere definito diversamente il discorso del leader degli Hezbollah Hassan Nasrallah dal bunker-nascondiglio. Ha detto dallo schermo che, se vorrà, userà i suoi missili sulla fabbrica di ammoniaca di Haifa, la seconda città costiera di Israele e causerà un'esplosione che farà 800mila morti. Il discorso è stato tenuto nella giornata «della fedeltà ai martiri e ai leader». «E un fatto matematico - ha detto Nasrallah -. Pochi missili su pochi impianti di ammoniaca equivalgono allo stesso numero di morti che farebbe una bomba atomica... voi (israeliani) avete la più grande forza aerea, i missili, e altri mezzi, ma noi possiamo fare lo stesso con pochi missili a poche fabbriche di ammoniaca». Ma non funziona questa presentazione degli Hezbollah come un Davide contro Golia: il numero dei loro missili ormai, premio di fedeltà per la guerra di Assad in cui gli Hezbollah hanno collaborato a fare 250mila morti, ammonta ormai, si calcola, a 150 mila. E infatti Nasrallah si è contraddetto: «I leader di Israele capiscono che la resistenza (lui la chiama cosi, ndr) ha la capacità di coprire l'intera Palestina occupata (e chiama cosi Israele, ndr) di missili». E poi di nuovo però un passo indietro: «...non vogliamo la guerra... ma conserviamo questa capacità deterrente». Il vero motivo del discorso di Nasrallah, del quale si è scritto che abbia una malattia grave e che sia in cura a Teheran presso specialisti russi, risiede nella complessa situazione degli Hezbollah. La scelta ormai quadriennale di fiancheggiare Assad come maggiore strumento egemonico iraniano, ne ha migliorato le capacità di combattimento dopo le esperienze da protagonisti di Qusayr, Qalamoun, Arsal. Ne ha fatto il protettore del libano dalla minaccia jihadista sunnita. L'esperienza di combattimento ha attratto molti giovani libanesi, la loro influenza si è espansa fino a diventare in certi casi consiglieri degli Houthi filoiraniani in Yemen. Le sue strutture militari, il numero dei suoi missili puntati su Israele si è enormemente ampliato. Ma i morti in battaglia (si parla di ben 2000) sono troppi, c'è un capillare ritiro in atto. Inoltre la Siria ha dominato per decenni il Libano con la forza, per molti libanesi, il ruolo di fiancheggiamento della Siria è sgradito; e la vicinanza all'Iran ha creato una faccia puramente iraniano-sciita, troppo per un gruppo terrorista che ha sempre cercato di giocare la carta della resistenza antimperialista antisraeliana come quella maggiore, e ne ha fatto una fonte di egemonia nel mondo arabo. Nasrallah ha paralizzato la vita interna del Libano, fra l'altro impedendo l'elezione del presidente; le sue fonti di finanziamento potrebbero subire un cambio di rotta nella leadership iraniana dopo le elezioni. Ed ecco quindi che per rafforzare l'immagine, Nasrallah ricorre all'odio antisraeliano.
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