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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
18.02.2016 'Vietato l'ingresso alle donne'
Succede da Starbucks in Arabia Saudita

Testata: Il Foglio
Data: 18 febbraio 2016
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Una tazza di sharia da Starbucks»

Riprediamo dal FOGLIO di oggi, 18/02/2016, a pag. 3, l'editoriale "Una tazza di sharia da Starbucks".

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Tanta gente in Francia adesso sta rinunciando alle tazze di caffè da Starbucks in segno di protesta per alcuni avvisi posti nei negozi della catena in Arabia Saudita. “Qui le donne non possono entrare”. E ancora: “Per favore mandate i vostri autisti per ordinare”. I giornali francesi spingono molto, e a ragione, sull’indignazione. “In Arabia Saudita Starbucks vietato alle donne”, riferisce il Monde. “Arabia Saudita: Starbucks proibisce alle donne di entrare”, incalza Marie Claire. Un gruppo chiamato Osez le féminisme, che ha quasi ottantamila condivisioni su Facebook, ha paragonato Starbucks alla Germania nazista e all’apartheid e sta ora boicottando la catena di caffè. Una storia surreale e vergognosa, ovviamente. “Starbucks in Arabia Saudita rispetta le leggi locali”, hanno fatto sapere dalla compagnia ammettendo di averceli messi loro quegli avvisi.

Sarà sicuramente andata così, che a Starbucks la legge islamica hanno deciso di adottarla su richiesta dei custodi del regno dell’islam e della sua commissione per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio. Speriamo, almeno. Un ricatto ideologico pur di aprire un negozio a Riad. Come nel deal iraniano. Eppure, a forza di compromessi, a forza di assecondare la pruderie sessista e goffa di questi regimi islamici, a forza di far finta che Raif Badawi non è stato frustato in piazza dai sauditi, a forza di non guardare le decapitazioni per “stregoneria” celebrate nelle piazze saudite, a forza di ammettere funzionari sauditi nel Consiglio dei diritti umani dell’Onu, siamo noi a rimanere in mutande e con una tazza calda di sharia in mano.

Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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