Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 13/02/2016, a pag.14, con il titolo "L'Iran islamico celebra l'anniversario insultando l'Occidente" il commento di Fiamma Nirenstein.
Fiamma Nirenstein
"Quali armi nucleari?"
La celebrazione, due giorni or sono, del trentasettesimo anniversario della rivoluzione che ha portato alla creazione khomeinista dello Stato islamico non avrebbe potuto mostrare un Iran più classicamente aggressivo, nonostante il recente accordo con i P5 1 e la conseguente caduta delle sanzioni. La folla ha festeggiato cantando «morte all'America, morte a Israele», con buona pace di chi si immagina un Iran signorile, bonario, garbato... stile Rouhani in visita in Europa. La consueta grinta antioccidentale si è trasformata nella smorfia dello sberleffo. Proprio il presidente Rouhani nel suo discorso in piazza Azadi ha ribadito che l'Iran, nazione orgogliosa, difende il diritto all'energia nucleare: «La nostra vittoria nucleare - ha detto - ha mostrato al mondo che gli iraniani sono capaci di vincere qualsiasi battaglia, incluse quelle diplomatiche». Intanto, il missile balistico Emad e lo Shahed 29 sfilavano; l'Emad può portare una testata nucleare, e si sa che mercoledì verrà esposto un missile Emad nuovo, balistico, che può colpire un obiettivo a 1700 chilometri. La tv e i giornali iraniani hanno descritto la piazza strabordante di «milioni» di cittadini entusiasti, la France Presse ne riporta centinaia di migliaia, la NBC decine di migliaia. Chi c'era ha potuto partecipare, oltre che alla gioia della nuova era post-sanzioni e quindi alla speranza di un futuro florido, a roghi di bandiere americane e israeliane; hanno sfilato cartelloni in cui sia Obama che Kerry, presi a pugni in faccia, sprizzano sangue di un bel rosso vivo. La hit della serata è stato un ammirato spettacolo con attori in costume da marinai americani e da soldati iraniani che ha riprodotto la scena del 12 gennaio apparsa su tutti i giornali del mondo: gli americani, in ginocchio e mani dietro la testa, catturati dagli iraniani nel Golfo Persico dove la loro barca si era persa. Grasse risate di fronte all'umiliazione degli yankees, su cui è stato diffuso un video in cui uno di loro piange. Khamenei ha consegnato medaglie al valore ai comandanti della marina per aver catturato i marinai americani. Alla sfilata era presente il comandante della potente guardia rivoluzionaria generale Wassem Suleimani, lo stratega della tentacolare presenza iraniana in Iraq e in Siria. Strani modi per dimostrare disponibilità al partner che ha riabilitato Teheran di fronte al mondo. Ma l'Iran fida nell'attrazione dei business promessi dalla caduta delle sanzioni. Inoltre il 26 sono previste le elezioni sia del parlamento che dell'Assemblea degli Esperti, che eleggerà il prossimo «leader supremo» dopo Khamenei. Lo stile classico-aggressivo ma post sanzioni, il misto nucleare-nazionale condito dalla promessa di un nuovo benessere è una buona carta elettorale.
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