martedi` 13 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
24.01.2016 Michael Bloomberg alla Casa Bianca ?
Analisi di Federico Rampini

Testata: La Repubblica
Data: 24 gennaio 2016
Pagina: 13
Autore: Federico Rampini
Titolo: «Sorpresa Bloomberg: pronto a candidarmi alla Casa Bianca da indipendente»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/01/2016, a pag.13, con il titolo "Sorpresa Bloomberg: pronto a candidarmi alla Casa Bianca da indipendente", la cronaca commento di Federico Rampini.


Michael Bloomberg

Ecco un candidato la cui vittoria potrebbe essere credibile fin da ora. Si presenta da indipendente, per cui potrebbe essere, teoricamente, votato da entrambi gli schieramenti. Tra i democratici la gara è fra Clinton e Sanders, nel campo repubblicano un candidato che abbia realmente possibilità di diventare presidente non c'è ancora. Se Bloomberg vincesse, sarebbe il primo presidente ebreo degli Stati Uniti. Obama è stato il primo afro-americano a diventarlo, quindi l'elezione di un ebreo non rappresenta più una grossa novità. Nemmeno una garanzia, però, spesso succede che quando vince qualcuno che viene ritenuto 'amico' a prescindere, poi succede che è la realtà delle sue decisioni a cancellare le speranze. Vedremo, intanto aspettiamo la conferma. Il pezzo di Rampini, come sempre, è preciso e dettagliato.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Federico Rampini

Michael Bloomberg, il miliardario ex-sindaco di New York, sonda la possibilità di candidarsi alla Casa Bianca come indipendente. E’ un nuovo shock in una campagna elettorale già segnata dalla sorprendente ascesa di tutti gli outsider: a destra Donald Trump, a sinistra Bernie Sanders. E’ proprio questa anomalia a spiegare l’interesse di Bloomberg. Imprenditore come Trump, ma moderato e illuminato, Bloomberg si è convinto che la polarizzazione estrema di questa campagna lascerà “orfani” molti americani che non si riconoscono nella xenofobia di Trump ma neppure nel “socialismo” di Sanders. La notizia che l’ex sindaco tasta il terreno per una candidatura da indipendente, l’hanno data ieri gli stessi collaboratori di Bloomberg in anteprima al quotidiano della sua città, il New York Times. Manca solo una settimana al “caucus” dell’Iowa, che inaugura la stagione delle primarie. I sondaggi dall’Iowa e dal New Hampshire hanno accelerato la decisione di Bloomberg. Confermano un netto vantaggio per Trump fra i repubblicani, seguito da Ted Cruz che non è meno estremista di lui. Tra i democratici Hillary Clinton mantiene un vantaggio nei sondaggi nazionali ma nelle due primarie iniziali la tallona o la supera Sanders con il suo messaggio “rivoluzionario” che mobilita i giovani. Trionfano i messaggi anti-sistema e anti-establishment. La prospettiva di una finalissima Trump-Sanders, che ancora qualche mese fa sembrava fanta-politica, ha convinto Bloomberg che potrebbe essere la volta buona. Anche se nella storia degli Stati Uniti nessun candidato indipendente ha mai conquistato la Casa Bianca, c’è sempre una prima volta. E forse mai come ora si era manifestata una dissociazione così potente tra l’elettorato e la tradizionale rappresentanza bi-partitica o bipolare. Lo stesso Trump, in fondo, in passato fu democratico e oggi è un repubblicano sui generis, nei suoi comizi attacca l’establishment del suo partito (attuale)con la stessa virulenza che dedica a Hillary Clinton. Nell’anticipazione fatta al New York Times, i collaboratori di Trump rivelano che l’ex sindaco sarebbe disposto a spendere un miliardo di dollari del suo patrimonio personale se si lanciasse nella campagna elettorale. In base alla classifica Forbes la sua ricchezza vale 35,5 miliardi, il che ne fa l’ottavo più ricco fra gli americani e il 14esimo su scala mondiale. Al confronto la ricchezza di Trump è poco più di un decimo. Bloomberg ha commissionato una serie di sondaggi e prenderà una decisione finale ai primi di marzo, scadenza che i suoi consiglieri giudicano come l’ultimo periodo utile per lanciare una candidatura. L’immagine di Bloomberg è fortissima a New York ma questo non lo aiuta necessariamente in altre parti del paese. E’ un “miliardario progressista”: ambientalista e contrario alla diffusione delle armi, tutte posizioni che lo mettono in rotta di collisione con la destra repubblicana. Favorevole all’aborto e ai matrimoni gay, non ha nulla per piacere ai fondamentalisti religiosi. E’ un brillante uomo d’affari, vicino a Wall Street: è sugli schermi della sua agenzia d’informazione finanziaria che si svolgono gran parte delle transazioni in azioni, bond, valute e futures. Insomma ha di che scontentare tutti quelli che vogliono un cambiamento di sistema. Rappresenta il “centro” di un’America moderna, proprio quello che sembra essere scomparso dai dibattiti elettorali. Clinton non è poi tanto diversa da Bloomberg, per sua natura. Ma la dinamica di questa campagna la sta trascinando verso sinistra; e comunque Bloomberg ha confidato il timore che l’ex segretario di Stato possa “implodere” prima della nomination. Il clima di quest’America è espresso efficacemente da Peggy Noonan, gran dama del partito repubblicano, ex consigliera di Ronald Reagan e oggi editorialista del Wall Street Journal. Nel suo ultimo editoriale esorta l’establishment repubblicano a prendere finalmente sul serio Trump, «il candidato del caos». C’è una parte d’America – sostiene – talmente esasperata dallo status quo, che abbraccia con entusiasmo i portatori di caos.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT