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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
22.01.2016 Libano: leader cristiani maroniti da nemici a alleati di Hezbollah
Commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 22 gennaio 2016
Pagina: 17
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Arci-nemici nuovi alleati in Libano»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/01/2016, a pag. 17, con il titolo "Arci-nemici nuovi alleati in Libano", il commento di Giordano Stabile

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Giordano Stabile

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Michel Aoun (a sinistra) conversa con l'ex nemico Samir Geagea

Anche in Libano abituato a tutte le piroette, tradimenti e riconciliazioni nessuno ci voleva credere quando Samir Geagea e Michel Aoun sono apparsi assieme in una conferenza stampa a Beirut per proporre la loro soluzione per uscire dalla crisi politica libanese: Geagea metteva da parte decenni di rivalità e dichiarava il suo appoggio alla candidatura di Aoun a presidente. In Libano manca un capo dello Stato da 20 mesi e i veti incrociati bloccano tutto dalla fine del mandato di Michel Suleiman, scaduto il 25 maggio 2014. Nell’ingranaggio istituzionale libanese il presidente deve essere un cristiano maronita, il premier un sunnita e il presidente del Parlamento uno sciita. Ma anche i cristiano-maroniti sono divisi fra loro e quindi non è facile arrivare a un compromesso. Più di tutti sono stati in competizione proprio Geagea (detto jajà) e Aoun.

Potenti generali a capo di milizie rivali durante il «martirio del Libano», la guerra civile durata dal 1975 al 1990. Semplificando, Aoun era l’uomo di Damasco, e dell’Iran; Geagea di Riad, vicino ai sunniti. Geagea è stato anche l’unico leader di milizie a essere condannato per i tanti massacri della guerra, e ha passato 11 anni in carcere. Aoun ha evitato questo passaggio. Ma i due sono stati, anche dopo la guerra, nei campi avversi. Geagea nella coalizione «14 marzo», nato dopo l’assassinio del premier Rafik Hariri, nel 2005, che ha avuto come programma principale la cacciata dei siriani. Aoun fa parte della coalizione «8 marzo», filosiriana. Geagea, nel suo endorsement di Aoun, ha ripetuto che il programma resta quello della coalizione «14 marzo». Aoun sembrava non ascoltarlo. Da una vita sogna la presidenza ed è pronto a tutto.

Il campo sciita, Hezbollah, ha risposto con un silenzio-assenso. Il campo sunnita, guidato da Saad Hariri, punta invece su Suleiman Franjeh, figlio di Tony, assassinato nel massacro di Ehden, una faida fra maroniti. Fra gli assalitori c’era Samir Geagea, che rimase gravemente ferito. Ora il duello torna in Parlamento. L’accordo fra Iran e Occidente ha accelerato i tempi. Ieri il presidente francese François Hollande ha invitato Riad e Teheran a giocare un ruolo positivo» in Libano. Ma Riad teme che con Aoun presidente il Paese scivoli ancor più nell’abbraccio dell’asse sciita Damasco-Teheran. E ha bollato la scelta di Geagea come «un crimine». La strada è lunga.

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