Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Parigi: nelle banlieue vige la sharia Commento di Mauro Zanon
Testata: Libero Data: 31 ottobre 2015 Pagina: 13 Autore: Mauro Zanon Titolo: «La gauche se ne accorge adesso 'nelle banlieue vige la sharia'»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/10/2015, a pag.13, con il titolo "La gauche se ne accorge adesso 'nelle banlieue vige la sharia' " di Mauro Zanon.
Mauro Zanon
PARIGI -Anche dai più insospettabili, talvolta, giungono segni di resipiscenza. E questa settimana è il turno di Le Monde, il quotidiano dell'establishment di sinistra, che dopo averci abituato per anni a tacciare di pazzia i vari Zemmour, Finkielkraut, Ménard, Camus, rei di denunciare da tempo la grande sostituzione di popolazione (arabo-musulmana ai danni delle popolazioni autoctone, "de souche", di cultura giudaico-cristiana) e soprattutto l'islamiz7a7ione delle banlieue, ha finalmente preso atto che nelle periferie tumultuose, lontane dalla Parigi dei salotti e delle élite mondializzate, sono le leggi di Allah e non di Marianne a ritmare la quotidianità. Per una volta il giornale parigino ha lasciato da parte le artico-esse sulla presunta islamofobia dilagante, ha abbandonato le analisi romantiche della periferia sorseggiando caffè a Saint-Germain-dès-Près, ha spalancato gli occhi ed è andato nelle banlieue senza occhiali ideologici, constatando che i «territori perduti della République» (così li definì in un saggio preziosissimo uscito nel 2002 lo storico francese Georges Bensoussan) ora sono nelle mani dell'islam. «Dieci anni dopo le rivolte, l'islam irriga la vita sociale delle cité», titola Le Monde nell'inchiesta esclusiva pubblicata nell'edizione di venerdì. A Clichy-sous-Bois, epicentro della "haine", dell'odio verso la République che dilagava e dilaga tra i casermoni grigi e tutti uguali dove la "laïcit" è un parolaccia, sempre più giovani sono affascinati dall'islam salafita, i fratelli Kouachi sono degli eroi, i vignettisti di Charlie Hebdo se la sono cercata, e i francesi non immigrati di cultura giudaico-cristiana sono spariti o sono obbligati a sottomettersi alle nuove leggi. «Il ruolo dell'islam come vettore dell'azione collettiva è una delle evoluzioni più evidenti nei quartieri popolari negli ultimi vent'anni», scrive Le Monde. Ma non è soltanto una questione spirituale, religiosa. Al di là di queste due dimensioni, nelle banlieue "halalizzate", come le chiamò il politologo e orientalista francese Gilles Kepel in un'inchiesta di qualche anno fa intitolata «Banlieue de la République», «l'islam funziona come elemento federatore e identitario», sottolinea l'intervistato Patrick Simon, ricercatore presso l'Ined. I kebab hanno sostituito i bistrot, le macellerie halal hanno spazzato via le drogherie tradizionali, le ragazze che non portano il velo vengono tratte come delle "salope", delle puttane, l'insulto più diffuso è "sale français", ossia sporco francese, i corsi di arabo dispensati dalle associazioni locali sono presi d'assalto, così come le moschee e le numerose sale di preghiera improvvisate anche nei garage degli immobili. Secondo Alexandre Piettre, studioso all'Ephe, «c'è indubbiamente una progressione di un islam ritualista e rigorista».
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante