Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Le Brigate palestinesi dipendono da Abu Mazen, il responsabile della strage è lui Commento di Daniele Raineri
Testata: Il Foglio Data: 03 ottobre 2015 Pagina: 1 Autore: Daniele Raineri Titolo: «Ora anche Fatah torna a rivendicare attentati contro gli israeliani»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/10/2015, a pag.1, con il titolo " Ora anche Fatah torna a rivendicare attentati contro gli israeliani ", il commento di Daniele Raineri.
Eitan e Naama Henkin Daniele Raineri
Abu Mazen all'Onu
Ieri le brigate palestinesi Abder Qader al Husseini hanno rivendicato l’uccisione di due israeliani, Eitam e Naama Henkin, marito e moglie, avvenuta giovedì notte sulla strada che collega due villaggi nella zona di Hebron. Si tratta di un gruppo affiliato alle brigate dei martiri di al Aqsa del partito al Fatah che amministra la Cisgiordania sotto la guida di Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Il gruppo ha aperto il fuoco di notte a caso contro l’automobile, su cui viaggiavano la coppia e i quattro figli piccoli. I bambini sono sopravvissuti all’attentato. La rivendicazione del gruppo definisce il doppio omicidio “un atto necessario compiuto in nome della lotta del popolo per riprendere la terra usurpata e in nome del sacro jihad ”. E’ stata accolta con entusiasmo da alcuni membri di spicco del partito, come Azzam al Ahmad e Sultan Abu al Einen, e anche da Hamas, che ha fatto le sue congratulazioni. Arriva due giorni dopo la dichiarazione durissima di Abu Mazen davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: la Palestina, ha detto, non riconosce più il valore degli accordi di Oslo, fondamento da oltre vent’anni del processo di pace tra Israele e Palestina. Mentre l’attenzione dei media è rivolta altrove, alla guerra in Siria e alla crisi internazionale dei rifugiati, c’è una escalation di ostilità tra palestinesi e israeliani. Al Fatah riceve finanziamenti e aiuti dall’Unione europea e dall’America, ma le brigate militari affiliate dichiarano apertamente di ricevere addestramento e finanziamenti dall’Iran e dal gruppo libanese Hezbollah. Ora la parte militare dell’ibrido sta prendendo il sopravvento e un altro pezzo di stabilità del medio oriente, l’immobilismo di al Fatah e dei suoi leader, rischia di essere rimpiazzato dalla violenza. Sarebbe un magro risultato dopo questi anni di colloqui diretti con Washington e Bruxelles.
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