Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
IC7 - Il commento di Marco Paganoni: I sassi possono uccidere Dal 23 al 29 Agosto 2015
Testata: Informazione Corretta Data: 31 agosto 2015 Pagina: 1 Autore: Marco Paganoni Titolo: «IC7 - Il commento di Marco Paganoni: I sassi possono uccidere»
IC7 - Il commento di Marco Paganoni Dal 23 al 29 agosto 2015
I sassi possono uccidere
I sassi possono uccidere. Lo sanno gli italiani che ricordano la piccola Maria Jlenia Landriani, due mesi e mezzo di vita, uccisa il 22 aprile 1986 da sassi lanciati sulla provinciale Milano-Lentate, e gli anziani coniugi Domenico Fornale e Rosa Perena, uccisi il 13 febbraio 1991 da sassi lanciati sull'autostrada del Brennero, e Monica Zanzotti, uccisa il 29 dicembre 1993 sulla A22, Maria Letizia Berdini, uccisa il 27 dicembre 1996 da sassi lanciati sulla Torino-Piacenza.
Lo sanno fin troppo bene in Israele dove – tanto per ricordare il caso più recente – lo scorso febbraio è morta Adele Biton, quattro anni d’età, dopo due anni di agonia a causa di sassi lanciati il 14 marzo 2013 sulla statale 5 Tel Aviv-Ariel. Ma quando un soldato israeliano ferma un ragazzino che era stato spedito a lanciare sassi, i palestinesi – come loro consuetudine – mandano avanti donne e bambine. Donne e bambine palestinesi che aggrediscono furiosamente il soldato israeliano a pugni e morsi approfittando del fatto che il soldato israeliano, benché pesantemente armato, per cultura mentalità e disposizioni ricevute subirà l’aggressione praticamente senza difendersi.
Lo si vede bene in queste immagini di venerdì scorso, e nel filmato riportato da YnetNews e Ha’aretz. Quelle donne e ragazzine palestinesi sanno bene che in nessun altro paese del Medio Oriente, e – sospettiamo – in ben pochi altri paesi del mondo, potrebbero mai permettersi di aggredire in quel modo un militare armato, impegnato a fermare un lanciatore di pietre. La cosa tragicamente paradossale è che il video – da cui risulta evidente come i palestinesi si facciano effettivamente scudo di donne e bambine, e l’estremo autocontrollo dei soldati israeliani – venga diffuso “viralmente” sui social network anti-israeliani come prova provata della malvagità di quei soldati. E venga esibito come il trofeo di una “vittoria” sui soldati israeliani “che si fanno battere da donne e bambine”. Ancora più tragico il fatto che anche qui, fuori dal Medio Oriente, lo vedano allo stesso modo tanti, che evidentemente hanno perso ogni bussola morale.