Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'islam è una religione di guerra Lo conferma Abu Bakr al Baghdadi, capo dello Stato Islamici
Testata: Il Foglio Data: 16 maggio 2015 Pagina: 3 Autore: Editoriale del Foglio Titolo: «L'islam è una religione di guerra»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/05/2015, a pag.3, con il titolo "L'islam è una religione di guerra", un editoriale importante, perchè evidenzia la dichiarazione dello stesso capo dello Stato Islamico Abu Abu Bakr al Baghdadi che mette fine alle retoriche discussioni sulla vera natura dell'islam. Se lo dice lui, chi siamo noi per non credergli ?
Abu Abu Bakr al Baghdadi
Cade Ramadi nelle mani dello Stato islamico. E’ la capitale di Anbar, la regione più pericolosa dell’Iraq, come prima erano cadute altre città irachene, Falluja (a gennaio 2014) e Mosul (a giugno 2014). Questa volta la profondità della sconfitta è davvero maggiore rispetto all’anno scorso, per il governo iracheno e per la coalizione che lo sostiene. Nel 2014 si poteva citare l’effetto sorpresa, la disattenzione globale, il governo di al Nouri al Maliki, corrotto, inefficiente e troppo incline a favorire gli sciiti e a far scoppiare di rabbia i sunniti. Oggi quelle condizioni non ci sono più: tutto il mondo ha capito che c’è una guerra esistenziale in corso – o noi o loro –, la coalizione guidata dall’America ha compiuto più di tremila attacchi aerei contro lo Stato islamico a partire da agosto 2014, sono state mandate armi e addestratori, si sono formate milizie sciite. Insomma, se ancora si perde c’è il rischio che la sconfitta sia un problema strategico: oggi non ci sono le forze per battere davvero lo Stato islamico, a queste condizioni, in Iraq. Ricordate il titolo apparso sul New York Times a fine febbraio? “Il Pentagono annuncia il piano per riprendere Mosul ad aprile o maggio”. Sicuro, come no. Ci vorrà un altro tipo di impegno. Due giorni fa il capo dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, ha fatto circolare su internet un audiomessaggio di 34 minuti registrato probabilmente a fine aprile in cui, tra le altre cose, ricorda l’interpretazione dell’islam a cui aderisce il gruppo che lui comanda. “L’islam non è una religione di pace, è una religione di guerra – dice – e il profeta Maometto fu mandato su questa terra con la spada”. E sulla possibilità di una coabitazione pacifica con ebrei e cristiani dice: “Assolutamente impossibile, perché non ci sarà mai pace, loro tenteranno sempre di farci fare quello che vogliono, rinunciare all’islam”. Non che fosse davvero necessario, si era già intuito che lo Stato islamico è un gruppo di fanatici ossessionato dalla conquista militare e dalla eliminazione settaria, ma la lettura del sermone cupo di Baghdadi serve. La sua interpretazione dell’islam è fondata su una conoscenza non superficiale del Corano e anche se non è considerata valida da tutti i musulmani è comunque considerata legittima da una base robusta, che dispone di carri armati, strateghi e di un infinito desiderio di morte. Non è l’islam tout court. Ma è una versione dell’islam importante.
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