Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Califfato: Al Baghdadi mezzo morto, arriva il successore Commento di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 25 aprile 2015 Pagina: 15 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «L'Isis nomina il successore del Califfo»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/04/2015, a pag.15, con il titolo " L'Isis nomina il successore del Califfo " il commento di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari La copertina del suo ultimo libro
Abu Bakr Al Baghdadi non è morto ma ha un successore alla guida dello Stato Islamico (Isis): si tratta di Abu Alaa al Afri, attuale governatore della Siria ed auto-proclamato «successore del Califfo». Ad alzare il velo su quanto sta avvenendo nel Califfato è Hisham al Hashimi, consigliere sulla sicurezza del governo iracheno, secondo il quale «l’assenza di Al Baghdadi dovuta alle ferite subite ha imposto» una successione de facto. Al Afri viene dalla città di Mosul, è stato in Afghanistan con Osama Bin Laden e poi a fianco di Abu Musab al Zarqawi in Iraq, è conosciuto per essere un buon oratore, avere un forte carisma ed essere più brillante e abile di Al Baghdadi nei rapporti con i seguaci. Fino al punto da far prevedere un impegno rapido per superare ogni dissidio fra Isis, Al Qaeda e Jubhat al Nusra. «Tutti i leader di Isis gli riconoscono saggezza jihadista, forte leadership e buona amministrazione» afferma Al Hashimi. Al Afri è un ex insegnate di fisica nella città di Ninive, nel Nord-Ovest dell’Iraq, ha pubblicato dozzine di studi sulla «sharia» ed è un seguace di Abu Musaab al Suri, l’ideologo di Al Qaeda fuggito - o scarcerato - da un carcere siriano nel 2012 e considerato «il terrorista più pericoloso» dalla Cia per aver teorizzato nel 2005 la «Jihad individuale» in un manuale di 1600 pagine divenuto il manifesto del dopo-Bin Laden perché promuove «atti singoli di Jihad ovunque» trasformando i «lupi solitari» in una tattica di guerra permanente. La scalata al potere nel Califfato - proclamato lo scorso 29 giugno - aggiunge altri tasselli all’identikit di Al Afri: Al Baghdadi lo ha scelto come governatore della Siria e poi gli ha assegnato il compito di «coordinatore dei Wilayat» ovvero le province, da «Barqa» (la Libia) al Sinai fino alle aree nigeriane di Boko Haram. Ciò significa che è stato Al Afri - nomi di battaglia Abu Suja e Abu Hasan - a gestire l’estensione delle operazioni in Africa, nominando gli «Emiri« locali. A conferma per la componente non-araba di Isis c’è il fatto che ha teorizzato la necessità di ridisegnare la leadership per assegnare metà dei postichiave agli «stranieri». E se Al Baghdadi dovesse sopravvivere alla ferite, la soluzione sarebbe già concordata: diventerà il «Leader Supremo» del Califfato guidato da Al-Afri.
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