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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
15.04.2015 Per l'Onu non esiste nessun 'genocidio armeno'
Il Palazzo di Vetro non ha ormai nessuna credibilità

Testata: Il Foglio
Data: 15 aprile 2015
Pagina: 3
Autore: redazione
Titolo: «Nuove ragioni per non fidarsi dell'Onu»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/04/2015, l'editoriale "Nuove ragioni per non fidarsi dell'Onu".


"La Turchia è un Paese davvero civile!"
"Ah sì?"
"Perciò la furiosa propaganda contro Israele della Turchia possiamo trattarla con logica e tranquilla diplomazia"
"Dillo agli armeni!"

Il segretario dell’Onu non seguirà Papa Francesco sugli armeni. Ban Kimoon ha parlato di “crimini”, dicendo che per lui non si tratta di un “genocidio”. Nessuna nuova, in fondo neanche la Casa Bianca di Barack Obama, per non irritare i turchi, sposerà la chiarezza morale e storica di Bergoglio sullo sterminio di un milione e mezzo di cristiani armeni. Ma la decisione di Ban Ki-moon fa capire quanto poco sia affidabile l’Onu per evitare stragi di massa. Se il Palazzo di vetro non è in grado di definire per quello che è un genocidio che si è consumato un secolo fa, come possiamo pretendere che i suoi burocrati ottusi possano impedire le stragi che si consumano ai nostri giorni? E infatti i dittatori, i satrapi, i tiranni e i loro amici sono premiati con stipendi e confortevoli posti a Manhattan, col risultato che a New York arrivano come ambasciatori tutti i personaggi più indesiderabili del pianeta.

I torturatori vigilano sulla più politica e mediatizzata delle agenzie dell’Onu, quel Consiglio di Ginevra per i diritti umani che ha come unico imputato Israele. Sotto la direzione di Ban Kimoon il Sudan, che in Darfur ha sterminato masse di cristiani e animisti, è entrato nella commissione per i Rifugiati. Ci sarebbe da ridere se non fosse penoso. Non soltanto le Nazioni Unite sono state incapaci di definire il Darfur un “genocidio”. Non soltanto l’apatia politica dei felloni dell’Onu li ha resi indifferenti di fronte alla strage sudanese. Ma Ban Ki-moon ha fornito quest’immortale spiegazione sui 400mila morti causati dai guerriglieri arabi che hanno distrutto villaggi, pozzi, piantagioni, allevamenti e sterminato famiglie, dilaniato vecchi, stuprato donne, abusato di bambini e bambine per poi rivenderli, come schiavi: “Il conflitto in Darfur è parte del surriscaldamento globale”. Impossibile quindi pretendere coraggio e onestà sugli armeni. Mark Steyn ha ragione quando qualche anno fa scriveva sulla National Review che “se si prende un quarto di gelato e un quarto di feci di cane, e poi li si mescola insieme, il risultato avrà più il gusto delle feci che del gelato. Questo è il problema delle Nazioni Unite”.

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