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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
09.03.2015 IC7 - Il commento di Giorgio Berruto
Dal 1 al 7 marzo 2015

Testata: Informazione Corretta
Data: 09 marzo 2015
Pagina: 1
Autore: Giorgio Berruto
Titolo: «IC7 - Il commento di Giorgio Berruto»

IC7 - Il commento di Giorgio Berruto
Dal 1 al 7 marzo 2015

Qual è il problema centrale in Medio Oriente?

Qual è il problema geopolitico fondamentale in Medio Oriente? Qual è la questione più importante da risolvere per la stabilità di un’area in cui vivono centinaia di milioni di persone? E qual è la risposta prevalente che in Italia viene data a questi interrogativi?

Cominciamo cercando di rispondere alla terza domanda. Qualcuno ricorderà il confronto del 28 novembre 2012 tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi, allora candidati alle primarie del Pd. In quella occasione Bersani (poi vincitore delle primarie ma di fatto sconfitto alle elezioni due mesi dopo e oggi incredibilmente risuscitato alla politica) sosteneva che il problema fondamentale di tutta la politica internazionale fosse quello israelo-palestinese. Giungeva addirittura a sostenere: “L’evoluzione in chiave democratica delle primavere arabe dipende dalla soluzione della questione israelo-palestinese” (http://www.loccidentale.it/node/119835): una sparata indifendibile già allora, figuriamoci oggi. Bersani si faceva così portavoce di quella politica filoaraba che per decenni, in Italia, aveva unito fraternamente Dc e Pci, per tacere della stagione anti-israeliana a tutto tondo del Psi di Craxi.
Renzi, invece, aveva puntato il dito contro l’Iran: “Non sono d’accordo nel dare centralità assoluta al conflitto fra Israele e Palestina. Per me la madre di tutte le battaglie è la questione iraniana” (http://www.repubblica.it/speciali/politica/primarie-pd/edizione2012/2012/11/28/news/appunti-47657038/).


Matteo Renzi discute con Pierluigi Bersani

L’idea di una centralità assoluta del conflitto arabo-israeliano in Medio Oriente è un’illusione. Ma c’è di più e di peggio: è un’illusione che conduce a una lettura distorta di quel conflitto, quasi sempre in senso ostile a Israele. E’ naturale che chi ha a cuore Israele sia più interessato a quello che succede a Gerusalemme anziché - per esempio - a Sana’a, in Yemen, ma dobbiamo essere consapevoli che, sul piano della geopolitica mediorientale, la questione israelo-palestinese sia enormemente sopravvalutata.
E' significativo che il Manifesto, un quotidiano di poche pagine, dedichi ogni giorno due o tre articoli a Israele. Quello che voglio dire non è che il Manifesto sia un giornale ideologico che fa dell’ostilità a prescindere contro Israele una sua cifra - anche se questo è certamente vero -, ma che tale ostilità discende in primo luogo proprio dal fatto di concedere uno spazio spropositato a quello che succede in Israele, in West Bank e a Gaza. Con questo non intendo dire che non dobbiamo parlare di Israele, ma che sopravvalutare il peso specifico del conflitto israelo-palestinese è la migliore premessa per traviarne il senso e la portata.

Dopo che Renzi è divenuto Capo del Governo le sue posizioni si sono in parte trasformate nel senso della continuità con il centrosinistra che lo ha preceduto, e nel caso del rapporto con Israele questo è evidentemente un male. E’ lui ad aver voluto prima alla Farnesina e poi come Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini, una figura non tanto ideologicamente avversa a Israele, quanto del tutto incompetente e propensa ad abbracciare le soluzioni all’apparenza più facili, ovvero in continuità con il poco glorioso passato di pregiudiziale avversione a Israele. E tuttavia dobbiamo riconoscere che il Pd di Renzi, oggi, ha su Israele una posizione molto più equilibrata di quella del partito condotto allo sfascio da Bersani (http://www.jpost.com/Opinion/Italy-Israel-and-Palestinian-statehood-A-change-of-narrative-392607).

Qual è dunque la questione centrale nello scenario mediorientale? Lo diceva Renzi già nel 2012, lo ha ripetuto Netanyahu martedì scorso davanti al Congresso americano: non è il conflitto israelo-palestinese, è l’Iran. Con o senza atomica, ma nel secondo caso di più ancora. La longa manus degli ayatollah già adesso tocca quasi Israele: le milizie sciite libanesi di Hezbollah sono alle dirette dipendenze di Teheran e dispongono di un arsenale di fronte al quale quello di Hamas a Gaza è poca cosa. Per questo in Israele tutti i partiti sionisti, a prescindere dall’orientamento politico di sinistra o di destra e tutt’al più con accenti differenti - resi più acuti in questi giorni dalla campagna elettorale -, considerano l’Iran la minaccia più grande per la propria sicurezza e per quella dell’intera area.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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