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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Secolo XIX Rassegna Stampa
01.02.2015 Memoriale italiano ad Auschwitz: non c'erano gli ebrei, ma tanta CGIL, Aned e PCI
Ancora una polemica, speriamo l'ultima. In attesa di uno adeguato

Testata: Il Secolo XIX
Data: 01 febbraio 2015
Pagina: 43
Autore: Lorenza Castagneri
Titolo: «A Firenze il monumento rifiutato da Auschwitz»

Riprendiamo dal SECOLO XIX di oggi, 01/02/2015, a pag.43, con il titolo "A Firenze il monumento rifiutato da Auschwitz" la cronaca di Lorenza Castagneri.


Auschwitz: il padiglione italiano, oggi in rifacimento

La storia è un'altra, come sanno i lettori di IC. Quel blocco 21, che doveva ricordare lo sterminio ad Auschwitz degli ebrei italiani, era in realtà una struttura  di pura propaganda dell'Aned, della CGIL e del PCI. La frase di Primo Levi non aveva alcun riferimento a quello che il padiglione mostrava.
Con la caduta del comunismo sovietico e il ritorno dalla Polonia alla democrazia, furono in molti a sentire l'urgenza di dedicare il Blocco 21 alla verità storica. Tra questi Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, che intervenne con le autorità polacche affinchè la storia vera della deportazione e uccisione degli ebrei italiani ad Auschwitz venisse raccontata per quello che era stata. Adesso si tratta di realizzare il cambiamento. Che quella struttura di propaganda venga trasferita a Firenze a cura dell'Aned ci pare giusto, in un Museo sulla storia della deportazione, magari ripulito dalla propaganda e la verità storica ristabilita. Abbiamo però forti dubbi che ciò avvenga. La caduta dell'Urss ha provocato poche revisioni nel fu PCI. Venne cambiato il nome, ma le attitudini sono rimaste le stesse.
Per ulteriori informazioni, ecco il link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=55724


Riccardo Pacifici

Ecco l'articolo:

«Dispiace rendersi conto che al di là della retorica di queste giornate dedicate alla Shoah, nel nostro Paese resti ben poco». La voce di Dario Venegoni si incrina mentre confida questo pensiero. È la conclusione di una vicenda che per anni, come vicepresidente dell'associazione nazionale ex deportati, lo ha impegnato in prima persona: il futuro del memoriale italiano della Shoah ad Auschwitz, nel padiglione blocco 21. Il monumento, giudicato di grande pregio artistico ma privo di valore pedagogico, non aderente alle linee guida del Museo del campo di concentramento, fu chiuso nel 2011. Qualche mese fa dalla Polonia è arrivata una lettera. La direzione dell'ex lager chiedeva all'Aned di smontare la struttura eretta alla fine degli anni Settanta, su progetto dell'architetto deportato a Mauthausen, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, entro la fine di novembre. «Non ce l'abbiamo fatta, ma ad Auschwitz sono stati comprensivi perché per lo meno abbiamo trovato una soluzione» dice Venegoni. Il memoriale - due tunnel di quaranta metri, con una copertura semicircolare, con incise le parole di Levi e in sottofondo la musica di Luigi Nono, sarà trasferito a Firenze. «Una bella notizia, ma per noi è una sconfitta per la cultura italiana. È la sconfitta della memoria nonostante questa sia sempre presentata come un valore». «L'ultimo decreto milleproroghe firmato da Romano Prodi prevedeva 900mila euro per il restauro del memoriale, ma ci siamo resi conto che quei soldi sarebbero rimasti soltanto sulla carta» ricorda «a quel punto abbiamo cercato di trovare una nuova casa per l'opera. Ci siamo rivolti al Comune di Carpi, nel Modenese, dove si trova il campo di concentramento di Fossoli. Ma l'amministrazio-ne non aveva i fondi». Dopo l'ultimo fallimmento ecco l'incontro con i vertici della Regione Toscana e con il Comune di Firenze e il lieto fine.

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