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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.01.2015 Gli ebrei e la 'punizione divina'. Conoscere il passato per capire il presente
Daria Gorodisky recensisce la 'Storia degli ebrei italiani' di Marina Caffiero

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 gennaio 2015
Pagina: 13
Autore: Daria Gorodisky
Titolo: «Il peso della Bolla del 1555»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/01/2015, a pag. 13, con il titolo "Il peso della Bolla del 1555", la recensione di Daria Gorodisky del libro "Storia degli ebrei nell'Italia moderna" di Marina Caffiero, ed.  Carocci.


Marina Caffiero

Era Il 14 luglio del 1555 quando il grande inquisitore Gian Pietro Carafa, appena diventato Papa con il nome di Paolo IV e prima ancora di inventare l'Indice dei libri proibiti, impose con la bolla Cum nimis absurdum la segregazione degli ebrei nei ghetti. Una scelta alternativa a quella spagnola dell'espulsione, ma fondata sui principi teo-ideologici che nei secoli successivi avrebbero alimentato e giustificato la persecuzione antisemita. Lo spiega bene Marina Caffiero, ordinario alla Sapienza di Roma, nel suo ultimo libro: Storia degli ebrei nei]'Itaiia moderna. Dal Rinascimento alla Restaurazione (Carocci, pp. 256, 19). Il modello romano, subito esteso alle altre città della Penisola, soddisfaceva una duplice necessità: la presenza degli ebrei «in quanto testimoni della verità del cristianesimo» e la «loro degradazione sociale» come «prova decisiva della punizione divina per aver rifiutato Cristo». Da qui, l'«ossessione conversionistica» espressa con i battesimi forzati; il recupero delle più antiche e infondate accuse di omicidio rituale; e l'uso degli stereotipi, quell'«antisemitismo razziale» fatto di «insistenza su] tipo "fisico" e "morale" dell'ebreo». Nel Cinquecento, appunto; e nel Seicento; ma anche nel Settecento dei Lumi, quando «gli ebrei cominciarono a essere individuati come i complici, oltre che come i beneficiari, del complotto anticattolico ordito dalla cultura moderna e dalle politiche secolarizzatrici degli Stati». Perché l'impostazione di pensiero codificata da quella bolla papale si periodicamente riproposta. Così che anche «d'emancipazione civile e politica degli ebrei sancita dalla Rivoluzione francese finì per accentuare ancora di più l'antiebraismo cattolico... all'interno della diffusa convinzione che esistesse un nesso preciso tra emancipazione degli ebrei, massoneria, Rivoluzione e processi di scristianizzazione». E, stando al passato più prossimo, «quanto tale antiebraismo reazionario cattolico, che non si può esitare a definire senz'altro come antisemitismo, ha infinito e condizionato l'antisemitismo nazionalistico e secolare ottocentesco e poi novecentesco?». La domanda arriva nelle ultime righe del libro. Ma la risposta è già nelle 2i8 pagine precedenti.

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lettere@corriere.it

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