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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale Rassegna Stampa
24.12.2014 Jihad in Francia: gli attentati profetizzati da un giallo
Gian Micalessin recensisce'La lista nera' di Frederick Forsyth

Testata: Il Giornale
Data: 24 dicembre 2014
Pagina: 4
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «Gli attentati islamici? Previsti da un giallo»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 24/12/2014, a pag. 4, con il titolo "Gli attentati islamici? Previsti da un giallo", la recensione di Gian Micalessin al libro di Frederick Forsyth "La lista nera", uscito nel 2013.

Gian Micalessin                                 Frederick Forsyth

La lista nera, ed. Oscar Tascabili Mondadori
 
La profezia è già stata scritta. A raccontare l'arrivo di un «predicatore» capace di suggestionare gli islamisti più squilibrati spingendoli a colpire obbiettivi sensibili e seminare strage tra le folle occidentali ci aveva pensato Frederick Forsyth nel romanzo La lista nera, oltre un anno fa. Ma ora la realtà supera la finzione. Per capirlo basta esaminare gli strani «incidenti» susseguitisi in Francia negli ultimi quattro giorni.
Sabato 20 un immigrato fa irruzione nel commissariato di Joue Le Tours, un piccolo centro della Loira e al grido di «Allah Akbar» tenta di uccidere a coltellate due agenti. L'aggressore, abbattuto a pistolettate dai colleghi delle vittime, viene identificato come un ventenne islamista originario del Burundi già segnalato per aver pubblicato i simboli dello Stato Islamico sul proprio sito Facebook. Domenica 21, neppure ventiquattr'ore dopo, un quarantenne al volante di un'utilitaria si lancia contro i passanti nel centro di Digione ferendone almeno tredici. Quando viene tirato giù dalla macchina invoca pure lui «Allah Akbar» e spiega di averlo fatto «per i bambini palestinesi». La versione viene però ridimensionata da autorità e magistrati che smentiscono i testimoni, negano qualsiasi matrice terroristica e riducono tutto al gesto di uno squilibrato di cui non viene però ritenuto utile rivelare l'identità.

Stesso copione a Nantes dove il giorno dopo - lunedì 22 - un altro «squilibrato» 37enne dall'identità rigorosamente «riservata» si lancia con un furgone contro il mercatino di Natale ferendo dieci persone. Subito dopo l'uomo, che secondo alcuni testimoni urla anche stavolta «Allah Akbar», si uccide pugnalandosi al petto. Anche stavolta però le autorità minimizzano.
Il presidente François Hollande non solo nega qualsiasi legame tra i fatti, ma arriva a sostenere l'ipotesi di una concomitanza. Concomitanza ben strana. Anche perché intanto il premier Manuel Valls fa sapere che la Francia «non ha mai affrontato un rischio simile sul fronte terrorismo» e decide - dopo una riunione d'urgenza con i ministri di Interni e Giustizia - di aumentare drasticamente il numero dei militari schierati nelle città francesi per garantire la sicurezza di cittadini e obbiettivi sensibili durante le feste natalizie.
Il tentativo di non fornire acqua al mulino della propaganda di un Front National in continua crescita è chiaro, ma cozza con l'evidenza di un pericolo quanto mai incombente. Anche perché le «coincidenze» non riguardano soltanto la Francia e appaiono come la chiara la materializzazione delle minacce lanciate dallo Stato Islamico. «Se potete uccidere un infedele americano o europeo - in particolare un malefico e sporco francese, un australiano o un canadese - invitava il 22 settembre il portavoce del Califfato Mohammed Al Adnani - potete contare su Allah e ucciderlo in qualsiasi modo colpendolo alla testa con una pietra , ammazzandolo con un coltello , schiacciandolo con la vostra auto , facendolo cadere, strangolandolo o avvelenandolo».
Allora, guarda caso, il mal riuscito accoltellamento e il tentativo di arrotare gli infedeli francesi arrivano dopo i due assassini di militari messi a segno, come consigliava Adnani, in Canada. E seguiti dall'attacco alla cioccolateria di Melbourne. Tutti attentati rigorosamente «asimmetrici» realizzati come in Francia da fanatici apparentemente squilibrati la cui pericolosità era stata sottovalutata dalle autorità.
Squilibrati che - come raccontava Forsyth - incominciano ad attivarsi subito dopo l'esortazione del loro «predicatore».
 
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