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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
14.12.2014 I partiti israeliani in campagna elettorale
Cronaca di Roberta Zunini

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 14 dicembre 2014
Pagina: 14
Autore: Roberta Zunini
Titolo: «Israele, Netanyahu ha un nuovo nemico, si chiama'Tutti Noi'»

Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 14/12/2014, a pag.14, con il titolo "Israele, Netanyahu ha un nuovo nemico, si chiata 'Tutti Noi' ", la cronaca Zunini.

Il pezzi di Zunini è stranamente corretto, riporta infatti i riusultati dei primi sondaggi in vista delle elezioni che si terranno a marzo. Peccato l'ultima riga, dive la cronista si lascia andare a una reprimenda del tutto fuori luogo: qualunque iniziativa in fase pre-elettorale - in tutto il mondo- mira alle imminenti elezioni, per cui non vediamo la necessità della domanda. Forse l'autrice, rileggendosi, aveva trovato il proprio pezzo privo di critiche pregiudiziali a Israele, fatto anomalo per il giornale su cui scrive, e ha infilato quella chiusura.

Sulla campagna elettorale vedere l'analisi di Manfred Gerstenfeld:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=56397  


Roberta Zunini

Ecco l'articolo:

Bibi Netanyahu, il premier israeliano, è arrivato a Roma  per incontrare il segretario di Stato americano John Kerry dopo aver ottenuto una vittoria all'interno del suo partito, il Likud, in vista delle primarie previste per il 31 dicembre. Ma se la vittoria della battaglia interna al partito conservatore di cui Bibi è ancora il leader, ha portato al ritiro dell'ex ministro degli Interni Gideon Saar, che secondo alcuni sondaggi avrebbe potuto scalzare Netanyahu dalla guida del partito, non ha però messo il primo ministro al riparo da sgradite sorprese. Soprattutto per quanto riguarda lo spostamento degli equilibri politici dopo la sua decisione di sciogliere il governo e indire elezioni anticipate il 17 marzo.
L'ex ministro delle Comunicazioni, Moshe Kahlon, ha fondato un nuovo partito centrista che potrebbe sottrargli voti. Kahlon 54 anni, esponente del Likud, ha fatto parte del primo governo guidato da Netanyahu fra il 2009 e il 2013. Allora diventò molto popolare aprendo la telefonia mobile alla concorrenza, in modo da ridurre i costi per gli utenti. Il suo neo movimento Kulanu (Tutti noi) ha una piattaforma incentrata sui problemi socio-economici.
Ma l'ex ministro, un tempo considerato un falco sui temi della sicurezza, si è anche espresso a favore di un accordo di pace con i palestinesi. Un sondaggio del 5 dicembre assegnava a Kahlon un tasso di popolarità del 46% contro il 36% di Netanyahu e prevedeva la conquista di 11 dei 120 seggi della Knesset in caso di lancio del partito.
Anche l'annunciato ticket elettorale tra i laburisti di Isaac Herzog e i centristi di Hatnua, il partito di Tizpi Livni, entrambi sostenitori della soluzione Due popoli-due Stati, non lascia tranquillo il premier uscente. Secondo i sondaggi sarebbe davanti al Likud, anche se di misura.
Qualora dovesse vince le elezioni, Herzog sarà primo ministro durante i primi due anni di legislatura per poi passare il testimone negli ultimi due all'ex ministro Livni. Il centrista Yair Lapid, ex ministro delle Finanze,non ha ancora fatto sapere se il suo partito Yesh Atid (C'è futuro) correrà da solo, ma anche lui ha rilanciato sulla necessità di un "dialogo regionale", che coinvolga il presidente egiziano Sisi e la Lega Araba, per risolvere il conflitto israelo-palestinese.
Bisognerà vedere se si tratta di intenzioni reali o solo pre-elettorali.

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