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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.11.2014 C'era una volta la Turchia laica di Ataturk. Oggi è sommersa dall'islamismo di Erdogan
Commento di Gian Antonio Stella

Testata: Corriere della Sera
Data: 26 novembre 2014
Pagina: 48
Autore: Gian Antonio Stella
Titolo: «L'impossibile coesistenza di harem e modernità»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/11/2014, a pag. 48, con il titolo "L'impossibile coesistenza di harem e modernità", il commento di Gian Antonio Stella.


Gian Antonio Stella


Mustafa Kemal Atatürk    Recep Tayyip Erdogan

«In Turchia le donne si sono tolte il velo 90 anni fa, e non ammetterò che una delle mie figlie rinunci ai diritti che il grande comandante Atatürk ha concesso alle donne di questo Paese», dice accigliata nonna Gülsüm ne La bastarda di Istanbul di Elif Shafak. E a leggere le ultime sortite del presidente turco Recep Tayyip Erdogan («Porre donne e uomini sullo stesso piano è contro natura. Uomini e donne non sono uguali. Sono stati creati diversi. La loro natura è differente») c'è davvero da rimpiangere il padre della Turchia moderna Mustafa Kemal Atatiirk.

Scrive Fatema Memissi in L'harem e l'Occidente: «Negli anni Venti, la Turchia era la sede di una lotta radicale contro le tre forze percepite come strettamente connesse: dispotismo, sessismo, decolonizzazione. Il movimento dei Giovani Turchi attribuiva al governo dispotico del sultano la colpa dell'arretratezza musumana, causa, a sua volta, della facilità con cui gli eserciti occidentali avevano invaso quei Paesi. Essi attaccavano l'istituzione dell'harem e la reclusione delle donne come il maggiore ostacolo al progresso, perché delle madri ignoranti non potevano produrre altro che figli e figlie impreparati. I Giovani Turchi bandirono gli harem nel 1909 e il sultano dovette aprire le porte e liberare le sue ex schiave, ora cittadine della prima Repubblica della storia musulmana. La politica femminista e democratica di Kemal Atatiirk diede frutti immediati. Il codice civile turco adottato nei 1926 mise fuori legge la poligamia, garantì uguali diritto di divorzio a entrambi i coniugi, così come diritto alla custodia dei figli per le madri».

Di più: nel 1925 Atatürk vieta con la legge n.1341 agli uomini l'uso del fez negli uffici pubblici e alle donne il carsaf, un copriabito nero che le avvolgeva da capo a piedi: «Solo le donne han diritto a decidere se coprirsi il capo o no».
Nel 1928 abolisce l'Islam come religione ufficiale, nella convinzione che uno Stato può essere solo laico. Nel '30 concede alle donne il diritto di voto alle amministrathre, nel '34 quello di votare ed esser votate al Parlamento. Per capirci: una decina di anni prima che in Francia, una dozzina prima che in Italia. Aveva idee chiarissime: «E' nostro compito modernizzare la Turchia. Un percorso simile non potrà andare in porto nell'ipotesi in cui decidessimo di tagliare fuori da questo processo metà della popolazione». Cosa vuole, oggi, Erdogan: una Turchia moderna e insieme il ripristino dell'harem?

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