Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
I raid non bastano: il Califfo avanza ancora Cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 01 ottobre 2014 Pagina: 11 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Bombe inefficaci: i ribelli islamici verso Baghdad»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/10/2014, a pag. 11, con il titolo "Bombe inefficaci: i ribelli islamici verso Baghdad", la cronaca di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Le milizie dell'Isis avanzano in Iraq
Le milizie jihadiste del «Califfo Ibrahim» sono arrivate a 40 km da Baghdad ma devono difendersi da un attacco a sorpresa dei peshmerga curdi nella regione di Kirkuk e Mosul. Divise in piccoli gruppi per evitare i raid aerei americani ma molto aggressive nei confronti delle truppe irachene, le unità dello Stato Islamico (Isis) sono entrate nella città di Amariya al-Falluja ovvero a ridosso delle periferie occidentali della capitale. Ingenti quantitativi di truppe governative, sostenute dai raid della coalizione, sono riusciti a tamponare il vulnus nelle difese della capitale e - secondo fonti locali riportate dalla «Bbc» - vi sarebbe nella città una situazione di «stallo» fra le forze rivali. Analoga la situazione sulla strada che da Fallujah, controllata da Isis, porta ad Amariya al-Falluja. Le artigliere di Isis hanno però colpito postazioni irachene ad appena 15 km dal centro della capitale e ciò lascia intendere la volontà del «Califfo» Abu Bakr al-Baghdadi, di accelerare le operazioni su questo fronte in sintonia con quanto sta facendo anche nel Nord-Est della Siria, attorno a Kobani, a ridosso dei confini con la Turchia. I raid aerei della coalizione internazionale sono oramai 4100 dall’inizio delle operazioni da parte degli americani, l’8 agosto, ma non sembrano essere riuscite a fiaccare le capacità militari di Isis. Da ieri a partecipare agli attacchi in Iraq sono anche i Tornado britannici. Il motivo della scarsa efficacia dei raid, spiegano fonti militari da Londra, ha a che vedere con la carenza di obiettivi, in quanto Isis ha imparato velocemente a togliere i drappi neri dalle proprie unità, rendendole difficili da distinguere dalle altre milizie sul terreno. I jet alleati devono così effettuare numerose missioni di ricognizione per identificare obiettivi che poi, al momento dell’attacco, a volte svaniscono. Nel tentativo di frenare le avanzate di Isis tanto in Iraq che in Siria a prendere l’iniziativa sono i peshmerga del Kurdistan, che hanno lanciato ieri un’offensiva in tre direzioni: verso Basheer nei pressi di Kirkuk, Zumar vicino alla diga di Mosul, e Rabia al confine siriano attraverso cui passano gran parte dei rifornimenti interni allo Stato Islamico. L’operazione curda punta a inserire un cuneo fra le unità di Isis in Iraq ed in Siria, obbligandole a combattere in difesa. Halgord Hekmat, portavoce peshmerga, afferma che «gli abbiamo strappato 30 posizioni» e Isis sarebbe stata «presa di sorpresa» dall’offensiva che si giova della copertura aerea della coalizione. I combattimenti a Rabia sono intensi e, secondo fonti locali riportate dalla «Bbc», i peshmerga avrebbero il controllo di gran parte dell’abitato anche se la situazione resta molto fluida.
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