Il manganello di Obama
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra, Benjamyn Netanyahu e Barack Obama
Cari amici, 
devo  darvi un'informazione. Non meravigliatevi, vi prego, è  strana ma vi  assicuro che è vera. Eccola. Da che mondo è mondo, dagli  aggressori ci  si difende con le armi. Non con le buone parole, non con  le preghiere,  non con le conferenze internazionali. Proprio con quei  pezzi di metallo  che una volta erano spade, poi fucili, cannoni, carri  armati, oggi aerei  elicotteri razzi.  Oggetti antipatici, mi rendo  conto, anche se i  bambini amano giocarci. 
Le armi richiedono un'industria di  produzione e oggi, quando  non sono più coltellacci e grandi spiedi,  anche grandi investimenti.  Ogni paese che percepisce delle minacce alla  sua sicurezza vorrebbe  produrne per conto suo, in modo da poter essere  indipendente. Ma i  costi sono difficilmente sopportabili, per chi almeno  non vuole  sostituire alla vita civile una grande caserma e affamare la   popolazione per costruire razzi, come fa Hamas. Ci vuole una grande   economia per sostenere le spese e spesso parecchi paesi devono mettersi   assieme, come nel caso dei discussi aerei F-35. Per questa ragione c'è   un commercio internazionale di armi, che ha una dimensione finanziaria   importante, dato che gli acquisti non si fermano neanche in tempo di   crisi economica. Ma anche una dimensione politica. Chi fornisce le armi   esercita un certo controllo sui suoi clienti, importantissimo in tempo   di guerra, quando i rifornimenti sono vitali.
Quel che vi ho raccontato in  astratto, per Israele è molto  concreto. E' un'economia piccola (anche se  il prodotto interno lordo  pro capite è praticamente uguale, 33.874 per  Israele contro 33.837 per  l'Italia, data la differenza di popolazione  quello totale è di 284  miliardi di dollari contro 1910), che ancor meno  dell'Italia può  permettersi la produzione di tutti i suoi armamenti.  Israele produce  armi avanzate, soprattutto di elettronica e missilistica  (i famosi Iron  Dome), carri armati (i Merkava), fucili ecc.; ma per  alcuni componenti  di questi sistemi d'arma e per diversi altri settori, come gli aerei  gli elicotteri la marina e certi  razzi, dipende dall'estero,  soprattutto dagli Stati Uniti e dai paesi  europei (Francia, Germania,  Gran Bretagna; dall'Italia ha appena  comprato una ventina di aerei da  addestramento). 
Con queste premesse forse capite  meglio una notizia che i  giornali italiani hanno riportato solo di  sfuggita (qui trovate la  notizia del Corriere, ripresa da IC: 
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=54840):   l'amministrazione Obama ha bloccato i rifornimenti dei razzi  aria-terra  che Israele usa per colpire i lanciarazzi di Hamas. In  Israele la  notizia ha fatto molta impressione (
http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/184037#.U-76W_l_tQf); all'inizio è stata mezzo smentita dagli americani che hanno detto che tutto va come al solito, solo Israele ne parlava (
http://fr.timesofisrael.com/israel-confirme-la-suspension-des-expeditions-de-missile-des-etats-unis/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter)   ma poi è stata confermata anche da loro una nuova regolamentazione:   anche se ci sono dei trattati sulla fornitura d'armi, anche se il   Congresso le ha approvate, l'amministrazione Obama ha deciso di   riservare al Presidente e al Dipartimento di Stato la scelta se far   partire o no i rifornimenti, che una volta era gestita fra i due   ministeri della difesa (
http://www.timesofisrael.com/state-department-confirms-new-review-on-arms-to-israel/).   E per quel che se ne sa, i famosi rifernimenti non sono partiti, anche   se in questi giorni l'America ha fornito le stesse armi alla Turchia (  
http://www.hurriyetdailynews.com/us-clears-air-missiles-sales-to-turkish-army.aspx?pageID=238&nID=70396&NewsCatID=345)   quella Turchia governata da un  semidittatore che protegge e appoggia   non solo i terroristi di Hamas, ma anche quelli dell'Isis, contro cui   l'aviazione americana sta agendo, anche se con grande moderazione. Le   stesse armi sono state date anche all'Iraq governato dagli sciiti (
http://edition.cnn.com/2014/07/30/world/meast/iraq-crisis/) e l'Europa ha deciso di darle anche ai curdi (
http://www.lastampa.it/2014/08/15/esteri/iraq-vertice-di-ferragosto-per-i-ministri-ue-mogherini-presto-nuovo-governo-a-baghdad-FUpS8USvCSGwBIiAxftpgL/pagina.html). Mentre già prima che degli Stati Uniti, erano state sospese le forniture d'armi a Israele dalla Gran Bretagna (
http://www.jpost.com/Middle-East/UK-says-to-suspend-some-Israel-arms-exports-if-Gaza-truce-fails-370873) e per quel che conta dalla Spagna (
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4555296,00.html).
Soldati israeliani nella guerra d'Indipendenza del 1948 
Certamente Israele può continuare a  combattere a lungo, se la  tregua attuale si interrompe, anche senza i  rifornimenti americani e  inglesi. Ci sono altri razzi che si possono  usare, altri componenti per  sostituire quelli che i britannici negano.  Ma lo scontro di queste  settimane è solo un episodio di una guerra che  dura da tempo e  continuerà per molti anni (
http://www.nytimes.com/2014/08/15/world/middleeast/gaza-conflict-is-just-the-latest-round-in-a-long-war.html?_r=2   ) ed è chiaro che quello dei paesi europei è un ricatto (lo stesso   ricatto che Obama ha fatto a uno dei pochissimi paesi non islamisti del   Medio Oriente, l'Egitto, col risultato di rovesciare un'alleanza  storica  e indurre il generale Al Sisi a rivolgersi alla Russia: 
http://it.euronews.com/2014/08/12/il-presidente-al-sisi-in-russia-da-putin-armi-e-cibo-avvicinano-egitto-e-russia/).   Israele conosce bene il problema, perché durante la guerra di   indipendenza del 1948 la Gran Bretagna fece di tutto per impedire a   Israele di ottenere le armi di cui aveva disperatamente bisogno per   difendersi dall'aggressione dei Paesi Arabi  - ricordiamoci che la Gran   Bretagna dopo la Germania hitleriana in quegli anni fu il peggior  nemico  di Israele e responsabile diretto o indiretto della morte di  centinaia  di migliaia di ebrei – nessuna meraviglia che l'antisemitismo  vi sia  oggi allegramente coltivato non solo dagli immigrati musulmani:  
http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/aug/08/guardian-view-gaza-rise-antisemitism   ) Il giovane stato si salvò grazie all'eroismo dei suoi combattenti, a   qualche spedizione clandestina proveniente per lo più dalla Francia, e  a  un po' di rifornimenti provenienti dalla Cecoslovacchia, autorizzati  da  Stalin proprio per mettere in imbarazzo gli inglesi. Gli Stati  Uniti in  quel momento aderirono in pratica all'embrago inglese, anche  perché  l'ebraismo progressista americano di stile New York Times e  Hannah  Arendt non si sentiva granché solidale con la nascita di Israele  e fece  poco o nulla per aiutarlo.
Henry Kissinger 
L'altra esperienza storica è quella  della guerra del Kippur,  quando Henry Kissinger bloccò di nuovo i  rifornimenti di armi di cui  Israele aveva bisogno per resistere  all'aggressione araba alla quale si  era fatto trovare impreparato. Il  progetto di Kissinger quella volta  non era di distruggere lo stato  ebraico ma di ridimensionarlo e -  diciamo - domarlo (
http://www.jewishmag.com/167mag/kissinger-nixon-war-watergate/kissinger-nixon-war-watergate.htm):   lo stesso che coltiva oggi l'amministrazione Obama. Golda Meir che   presiedeva il governo e aveva avuto la pesante responsabilità di   sottovalutare i segnali di guerra, fece però la mossa giusta, a quel che   si dice. Ordinò di predisporre le armi atomiche per gli aerei   israeliani, per il caso in cui gli eserciti arabi fossero riusciti a   sfondare la resistenza israeliana, per esempio sul Golan dove la   battaglia fu particolarmente dura; Kissinger naturalmente lo venne a   sapere subito e sbloccò le armi per Israele.
 

Ugo Volli 
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