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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.08.2014 Israele non espelle nessuno, il mediatore dell'Onu può stare tranquillo
ma la critica è legittima anche nei suoi confronti

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 agosto 2014
Pagina: 3
Autore: Davide Frattini
Titolo: «La mediazione quasi impossibile dell'inviato Onu»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/08/2014, a pag. 3, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "La mediazione quasi impossibile dell'inviato Onu ".

Dare rilievo alle ipotesi e ai ' si dice', nella fattispecie relativi all'espulsione dal Israele del mediatore Onu, ci sembra sbagliato.
Israele non espelle nessuno. Non ha mai espulso nemmeno la Morgantini.Che poi Lieberman usi un po' troppo parole pesanti può essere vero, come è vero però che molte sue opinioni non si traducono in fatti.


Di seguito, l'articolo:


Robert Serry

Poco più di un mese fa Robert Serry ha rischiato di essere espulso da Israele, adesso è il mediatore che è riuscito a ottenere due cessate il fuoco umanitari. Quello di ieri avrebbe dovuto durare 72 ore, ha resistito una e mezza. L'inviato delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente non piace agli israeliani, soprattutto ad Avigdor Liberman, che era pronto a dichiararlo persona non grata. Il ministro degli Esteri lo considera troppo vicino ai palestinesi, lo accusa di essere un provocatore. L'ultima collisione è avvenuta prima della guerra e riguarda quella che è diventata una delle condizioni poste da Hamas. Da mesi i quasi 50 mila impiegati — assunti dall'organizzazione fondamentalista dopo aver preso il controllo della Striscia nel giugno 2007 — non ricevono gli stipendi. Hamas ha chiesto al presidente Abu Mazen (ritrovata ['unità tra le fazioni palestinesi) di pagarli, gli israeliani glielo hanno impedito, Seny ha proposto di trasferire 20 milioni di dollari sborsati dal Qatar attraverso le Nazioni Unite. Liberman sostiene che l'aggiramento è stato tentato senza avvertire Israele, lo ha visto come una mossa dell'Onu per rafforzare Hamas. Seny ha ripetuto di aver solo svolto il suo ruolo. Già allora avvertiva che la questione degli stipendi andava risolta, che i capi del movimento a Gaza si sentivano chiusi nell'angolo e non vedevano i vantaggi dell'accordo con Abu Mazen. I cessate il fuoco ottenuti hanno ridato a Serry il ruolo di negoziatore. La presunta cattura del soldato ha distrutto l'opportunità che aveva creato: tre giorni di calma per trattare la fine della guerra.

Per esprimere la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare al numero 02/62821 oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@corriere.it

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