Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Come approfittare della visita del Papa a Gerusalemme per fare propaganda palestinista su Manifesto e Unità
Testata:L'Unità - Il Manifesto Autore: la redazione - Michele Giorgio Titolo: «Papa davanti ai Muri 'Mai più Shoah e terrore' - La visita aiuti la fine dell'occupazione»
Riprendiamo dall' UNITA' di oggi, 27/05/2014, a pag. 17, l'articolo dal titolo "Il Papa davanti ai Muri 'Mai più Shoah e terrore' ". Si tratta di un articolo che presenta Israele come un colpevole, giustamente ammonito da Papa Francesco, in perfetto accordo con il Gran Muftì di Gerusalemme Muhammad Hussein. Nelle parole del pontefice cattolico contro "atti che contraddicono alla dichiarata volontà di giungere a un vero accordo" sarebbe "risuonata la denuncia" dell' "occupazione" pronunciata in precedenza dal religioso islamico. L'incontro con il quale avrebbe "dato l'occasione" a Bergoglio per un appello contro la strumentalizzazione del nome di Dio per giustificare la violenza. Vale la pena di ricordare che il Muftì Hussein è lo stesso che ha in più occasioni predicato lo sterminio degli ebrei ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=53492 ) Se c'è qualcuno che strumentalizza la la religione per giustificare la violenza, è proprio lui. L'articolo è accompagnato dalle due foto riprodotte di seguito, che mostrano il Papa in preghiera al Kotel (definito "Muro del Pianto") e davanti alla barriera difensiva (definita "Muro di Betlemme"). Un accostamento quanto mai improprio tra la religione ebraica e una struttura difensiva resa necessaria dal terrorismo.
Le due foto pubblicate dall'Unità. A sinistra il Kotel, a destra la barriera difensiva
Visto il successo ottenuto da Renzi come segretario del Partito Democratico, nel suo intervento sul quotidiano del partito sarebbe oltremodo opportuno. Questa UNITA' trinariciuta fa a pugni con l'aria nuova portata da Renzi nell'ex PCI. Tanto è vero che l'articolo sul viaggio di Bergoglio è accostabile a quello di Michele Giorgio, pubblicato a pag. 9 sul MANIFESTO con il titolo "La visita aiuti la fine dell'occupazione". Era prevedibile che il viaggio del Papa, che ha incluso Gerusalemme, potesse dar fastidio al quotidiano comunista. La tesi di Giorgio è infatti che Bergoglio non avrebbe detto abbastanza, e non l'avrebbe fatto in modo abbastanza chiaro, contro Israele. A conferma di ciò riporta le dichiarazioni dell' "archimadrita Abdallah Juliu, autorevole esponente della Chiesa melkita", il quale elenca i temi che il capo della Chiesa cattolica avrebbe dovuto toccare per essere un perfetto propagandista antisraeliano: denuncia dell' "occupazione israeliana", richiesta di liberazione dei "prigionieri" (cioé dei terroristi), trasferimento nella "loro terra" di "milioni di rifugiati palestinesi" ( e dunque distruzione per via demografica dello Stato ebraico).
Ecco l'articolo pubblicato dall'UNITA'
CITTÀ DEL VATICANO Annunciatore e costruttore di pace come il Santo d'Assisi. Così è stato Papa Francesco nel suo breve ma intensissimo pellegrinaggio in Terra Santa conclusosi ieri a Gerusalemme, la città santa per le tre grandi religioni abramitiche. Dopo l'abbraccio «ecumenico» di domenica con il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e la preghiera comune tenutasi nella Basilica del Santo Sepolcro alla presenza di rappresentanti di tutte le confessioni cristiane, quella di ieri è stata la giornata dedicata al doppio incontro: con i «fratelli» ebrei e musulmani, e con i ratio-si e le religiose presenti in Terra santa al Gethzemani, vicino al Monte degli Ulivi e si è conclusa con la messa del Cenacolo, luogo simbolo per la cristianità. Il bene supremo della pace e l'impegno dei credenti per raggiungerla sono stati al centro delle riflessioni del vescovo di Roma che, accompagnato in questo suo pellegrinaggio in Terra santa dal rabbino Abraham Skorka e dal leader islamico Omar Abboud, ha richiamato con gesti forti ed eloquenti l'attenzione sulle piaghe di un'umanità offesa dalla violenza dei conflitti, dall'odio, dalle umiliazioni, dall'incertezza per il futuro che hanno come emblema quel «muro della separazione» che divide in due il Paese che domenica a Betlemme ha voluto «toccare». Ieri a Gerusalemme si è raccolto in preghiera silenziosa davanti ad un altro «Muro», quello «del pianto», sacro all'Ebraismo. La pace e la «memoria» sono stati al centro della sua visita all'altro luogo simbolo: il Memoriale di Yad Vashem che ricorda le vittime della Shoah. Qui in un discorso forte come un salmo dell'Antico Testamento, Papa Bergoglio, ricordando «la tragedia incommensurabile dell'Olocausto», si è domandato: «Adamo dove sei? Uomo dove sei?». Come è stato possibile che l'uomo cadesse in un «abisso così impensabile» di orrore? «Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio» si è domandato. Per concludere con l'invocazione a Dio: «Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare» e con un «Mai più, Signore, mai più!». Durante la cerimonia Papa Francesco ha incontrato alcuni superstiti della Shoah. Ha baciato loro la mano. Che Gerusalemme sia davvero Città della pace ha chiesto al presidente Peres cui ha reso visita in un'atmosferra di grande cordialità. «I luoghi santi - gli ha ricordato - non sono musei o monumenti per turisti, ma luoghi dove le comunità dei credenti vivono la loro fede, la loro cultura, le loro iniziative caritative. Perciò vanno perpetuamente salvaguardati nella loro sacralità, tutelando così non solo l'eredità del passato, ma anche le persone che li frequentano oggi e frequenteranno in futuro». «Com'è bello - ha sottolineato - quando i pellegrini e i residenti possono accedere liberamente ai Luoghi Santi e partecipare alle celebrazioni!». Cosa che neanche durante la sua visita è stato possibile in una Gerusalemme «blindata». Il pontefice ha espresso la sua ammirazione all'anziano presidente d'Israele, «uomo di pace». Gli ha ricordato come il pieno rispetto della libertà religiosa e della dignità della persona umana siano «condizione» per costruire la vera pace. «Si evitino da parte di tutti - è stato l'auspicio di Francesco - iniziative e atti che contraddicono alla dichiarata volontà di giungere ad un vero accordo e che non ci si stanchi di perseguire la pace con determinazione e coerenza». Nelle parole del pontefice è come risuonata la denuncia del Gran Mufti di Gerusalemme, Mohammed Hussein che ieri mattina lo ha accolto alla Spianata delle Moschee. «Santità, la pace non potrà esservi finchè rimane l'occupazione» gli aveva detto, ricordando come ai musulmani di Gaza fosse impossibile venire a pregare a Gerusalemme «che è il terzo luogo santo dell'Islam». II Gran Mufti gli ha chiesto di interessarsi «per i più di 5mila prigionieri nella carceri israeliane», dichiarandosi fiducioso per il ruolo che Papa Francesco potrà svolgere. L'incontro con il leader musulmano ha dato l'occasione a Bergoglio per rivolgere un «accorato appello»: «Rispettiamoci ed amiamoci l'un l'altro come fratelli e sorelle! Impariamo a comprendere il dolore dell'altro! Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio! Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace!». È seguita la visita al Muro del Pianto. Papa Francesco come i suoi predecessori, ha collocato un sua lettera in una fessura. Vi ha scritto di suo pugno in spagnolo la preghiera del «Padre nostro». Dopo la sosta al Muro Occidentale, il Papa ha raggiunto il Monte Herzl dove, accolto dal presidente Peres e dal premier Benjamin Netanyahu, ha reso omaggio al fondatore del sionismo. Qui vi è stato un fuori programma: Francesco ha accolto l'invito del premier israeliano e ha visitato il monumento agli ebrei vittime del terrorismo. «Preghiamo per tutte le vittime del terrorismo, mai più terroristi nel mondo» ha affermato. Ma durante l'incontro privato con il premier Netanyahu all'Istituto Notre Dame, il Papa si è rifiutato di rispondere alla richiesta da parte del premier israeliano di mettere in relazione l'esistenza del «muro della separazione» con la difesa dal terrorismo. In serata la partenza per Roma.