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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.05.2014 Tomba di Davide per gli ebrei, Cenacolo per i cristiani: proteste per la messa del Papa
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 maggio 2014
Pagina: 15
Autore: Davide Frattini
Titolo: «'Luogo sacro per noi'. No degli ebrei oltranzisti alla messa nel Cenacolo»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/05/2014, a pag. 15, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " 'Luogo sacro per noi'. No degli ebrei oltranzisti alla messa nel Cenacolo".


Davide Frattini Ebrei in preghiera alla Tomba di Davide


La sala del Cenacolo
 
GERUSALEMME — Ricostruito dai crociati, affidato da Roberto d’Angiò e la regina Sancia di Napoli ai francescani, conquistato da Solimano il Magnifico che lo trasformò in moschea, venerato dagli ebrei ultraortodossi che lo considerano il luogo dove venne seppellito re Davide. Tra le pietre contese di Gerusalemme quelle che formano l’edificio dove papa Francesco celebrerà la messa alla fine del suo viaggio sono ancora più contese. Sacre a tutte e tre le religioni monoteiste e sotto il controllo dello Stato israeliano.
Gli oltranzisti ebrei sostengono che permettere al Pontefice di svolgere il rito nella sala del Cenacolo contravvenga alle regole in vigore dai tempi del Mandato britannico: ai fedeli è garantito l’accesso, ma le cerimonie non sono quasi mai permesse. In realtà già Giovanni Paolo II nel 2000 potè pronunciare queste parole: «Celebrando questa Eucaristia nella Stanza Superiore a Gerusalemme, siamo uniti alla Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo».
A preoccupare gli haredim (e i musulmani) sono soprattutto le trattative tra il governo israeliano e la Santa Sede. L’anno scorso sembrava che un accordo fosse stato trovato: l’affidamento del Cenacolo alla Custodia di Terra Santa e quindi alla Chiesa cattolica. Con una formula di compromesso: lo Stato di Israele ne resterebbe il proprietario, lo spazio sul Monte Sion che secondo la tradizione ospitò l’ultima Cena di Gesù verrebbe dato in gestione ai francescani e aperto al culto cristiano.
Le smentite non hanno fermato le proteste e le teorie complottiste, l’intesa segreta lascerebbe fuori e delusi gli altri. Secondo una voce, il Vaticano darebbe in cambio una Menorah, il candelabro salvato dalla distruzione del Secondo tempio di Gerusalemme. «Sono tollerante, posso capire, però condanno un attacco aggressivo a norme che funzionano dall’epoca dei britannici», dice il rabbino Yitzhak Goldstein al quotidiano Financial Times . Il giornale israeliano Haaretz ha invece lanciato un appello alla libertà di culto: «I cristiani a Gerusalemme non sono visitatori temporanei, sono parte della città, della sua storia e del suo presente. Sarebbe giusto permettere la libertà di culto sul Monte Sion anche per loro e un accordo che dia il via libera alle preghiere nella sala del Cenacolo porterebbe grandi benefici diplomatici».
Gli ultraortodossi preparano una nuova manifestazione per giovedì, a pochi giorni dall’arrivo del Papa. La polizia israeliana e i servizi segreti interni temono che gli estremisti ebrei (quelli che lo scrittore Amos Oz ha definito «neonazisti») tentino azioni durante la visita. Gesti più violenti e spettacolari degli insulti anti-cristiani apparsi sul centro Notre Dame a Gerusalemme. È per questo allarme che gli spostamenti di Francesco in Israele saranno molto più blindati che quelli tra i palestinesi a Betlemme. Dove lo aspettano anche una serie di manifesti-denuncia che associano opere pittoriche classiche a scene quotidiane per raccontare la vita sotto l’occupazione.
Come si chiede Allison Kaplan Sommer su Haaretz : «Riuscirà lo stile amichevole e accessibile del Papa a sopravvivere al Medio Oriente? Se la paura impedirà agli israeliani, cristiani o meno, di vedere il vero Francesco sarà una grande perdita per noi».

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