Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/04/2014, a pag.23, con il titolo "Rabbino e imam con il Papa in Terra Santa ", la cronaca di Luigi Accattoli.
Una domanda a Papa Francesco: perchè va in 'Terra Santa' - si presume Israele e Anp - e non si fa un bel giro dei paesi musulmani dove i cristiani vengono oppressi, torturati, massacrati ? Israele è l'unico Stato mediorentale nel quale vivono nel più totale rispetto e libertà, c'era proprio bisogno di questa visita ? Certo, in Siria la sicurezza non è garantita, ma è lì che i cristiani vengono crocifissi, che senso ha piangere a Roma e recarsi in Israele ?


Luigi Accattoli Papa Francesco
Ecco l'articolo:
Un rabbino e un imam argentini saranno con il Papa in Terra Santa, il 24-26 di questo mese, con un ruolo inedito: faranno parte del «seguito papale» e pare che Francesco conti molto sul loro aiuto per riuscire nell'ardua impresa di tessere relazioni di pace tra israeliani e palestinesi. La notizia è stata data da Vatican Insider con una corrispondenza dall'Argentina ed è stata confermata dalla Sala stampa Vaticana. II rabbino è Abraham Skorka, rettore del seminario rabbinico latinoamericano, noto per il libro di conversazioni con il cardinale Bergoglio pubblicato a Buenos Aires nel 2010 e tradotto l'anno scorso dalla Mondadori con il titolo Il cielo e la terra. L'imam, anch'egli amico di vecchia data del cardinale Bergoglio, è Omar Abboud, già segretario generale del Centro islamico della Repubblica Argentina. Ambedue hanno dichiarato di considerare la visita papale in Terra Santa (Giordania, Territori palestinesi, Gerusalemme) una «buona opportunità» per la convivenza tra israeliani e palestinesi, come già lo furono i viaggi di Paolo VI (1964), Giovanni Paolo II (2000), Benedetto XVI (2009); e di sentirsi impegnati ad «aiutare Francesco a trasmettere messaggi e segnali rilevanti per la pace». L'imam partirà con il Papa da Roma, mentre il Rabbino si unirà alla comitiva domenica 25 a Betlemme, dal momento che un ebreo non viaggia di sabato. L'inserimento nel seguito papale di un ebreo e un musulmano è senza precedenti e potrebbe costituire un'ottima carta per affrontare eventuali incidenti tra le due parti, che non sono mai mancati nelle precedenti visite papali e che potrebbero essere stavolta ancora più vivaci stante la situazione che è tornata tesissima con l'avvicinamento tra Abu Mazen e Harnas. L'inserimento dei due nel seguito papale si presenta come un'iniziativa personale del Papa, motivata dall'amicizia con loro, e dunque di basso profilo dal punto di vista protocollare, ma che proprio per questo potrebbe risultare motto utile per trasmettere messaggi riservati evitando il coinvolgimento delle «cancellerie». L'idea dell'inserimento nello stafitinerante dei due insoliti «assistenti al soglio» è maturata a seguito di una «missione» in Medio Oriente compiuta in febbraio da un «gruppo interreligioso argentino» composto di 45 persone —15 ebrei, 15 musulmani, 15 cattolici — «che ha in un certo senso precorso il viaggio del Santo Padre, toccando i tre Paesi dove egli si recherà» (così ne parlava il 27 febbraio un comunicato vaticano dando rtatizia dell'incontro di quel gruppo con Francesco). Il viaggio del Papa ha come meta principale l'incontro con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, che avverrà a Gerusalemme il 25 maggio nel pomeriggio, in ricordo dell'incontro che ebbero nella «città santa» Paolo VI e il Patriarca Atenagora il 5 gennaio del 1964, cioè mezzo secolo fa Papa Francesco sente molto la responsabilità di questo secondo appuntamento. In più occasioni ha enunciato propositi impegnativi per il dialogo ecumenico e interreligioso ed è per affrontare nelle migliori condizioni la delicata impresa che ha fatto ricorso ai suoi amici argentini, mandandoli — si direbbe in avanscoperta e inserendoli nella sua comitiva.
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