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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.05.2014 Siria: crocifissioni di cristiani in piazza
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 maggio 2014
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Crocifissione in piazza, le foto dell'orrore dall'inferno siriano»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/04/2014, a pag.14,con il titolo "Crocifissione in piazza, le foto dell'orrore dall'inferno siriano", la cronaca di Davide Frattini.

Davide Frattini

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Come in un quiz dove tutti i partecipanti conoscono già il vincitore, la busta numero 24 contiene il nome di Bashar Hafez al-Assad. II presidente uscente e rientrante è stato l'ultimo a consegnare l'ingombrante plico con i documenti per la candidatura al capo del parlamento. Anche se finirà con il correre da solo e il trionfo è assicurato (come nelle tre precedenti edizioni) il leader siriano non si sottrae alla campagna elettorale: sfrutta la guerra e i 15o mila morti in poco più di tre anni per presentarsi come l'unica alternativa al caos, l'unico capace di riunire una nazione devastata. Parla alle paure delle minoranze: non solo gli alauiti — la setta del clan al potere anche quei cristiani terrorizzati dalle violenze dei fondamentalisti islamici. Come nei racconti della suora siriana Raghida che una decina di giorni fa a Radio Vaticana ha parlato di due ragazzi crocifissi nel villaggio di Maalula, quando era finito sotto il controllo dei miliziani vicini ad AI Qaeda. Una testimonianza che ieri ha fatto dire a papa Francesco: «Ho pianto quando ho visto sui media i cristiani crocifissi in un certo Paese non cristiano». Gli estremisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante impongono le loro re - gole e le loro punizioni dove spadroneggiano. Martedì a Raqqa, nel nord-est del Paese, hanno giustiziato sette uomini, due cadaveri sono stati appesi a una croce ed esposti nella piazza principale. Erano musulmani come i loro aguzzini che li avevano accusati di essere spie. Le immagini diffuse via Twitter mostrano un corpo insanguinato con le braccia spalancate legate a un asse, il palo è quello di un cartello stradale che non c'è più. La prima crocifissione nella stessa provincia risalirebbe a marzo, quando un pastore è stato accusato di omicidio e furto: un colpo in testa e poi il supplizio da morto. Un gruppo di attivisti locali cerca di far filtrare le foto verso l'esterno. Sono i siriani che hanno partecipato alle prime manifestazioni pacifiche, che hanno creduto nella rivoluzione: «Adesso le nostre speranze sono state sequestrate dall'orrore, la nostra città è usata come palcoscenico per le atrocità», ha detto uno di loro alla Cnn. Lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante annuncia gli editti attraverso volantini distribuiti a Raqqa. I negozianti sono stati costretti a chiudere le botteghe nelle ore in cui viene convocata la preghiera in moschea. Da febbraio i cristiani sono stati obbligati a pagare una tassa speciale e non possono esibire croci in presenza di musulmani. Le elezioni che si avvicinano — il voto è fissato per il 3 giugno — hanno intensificato le violenze. Nei dintorni di Hama due autobombe hanno ammazzato 18 persone, tra loro i i bambini: l'obiettivo erano due villaggi alauiti. Ad Aleppo un bombardamento del regime ha ucciso 35 persone, civili che cercavano di recuperare il poco cibo al mercato. Una tregua sarebbe stata raggiunta a Horns e l'accordo prevede che i ribelli lascino la parte vecchia della città: erano barricati in tredici quartieri che nelle ultime settimane sono stati bersagliati incessantemente dall'artiglieria del regime. Una vittoria per Assad in quella che era stata chiamata «la capitale della rivoluzione».

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