Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Genocidio degli armeni: le condoglianze di Erdogan, tardive, reticenti e strumentali Cronaca di Antonio Ferrari
Testata: Corriere della Sera Data: 24 aprile 2014 Pagina: 16 Autore: Antonio Ferrari Titolo: «Le Condoglianze di Erdogan agli Armeni (99 anni dopo): Fine di un Tabù in Turchia»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/04/2014, a pag. 16, l'articolo di Antonio Ferrari dal titolo "Le condoglianze di Erdogan agli armeni (99 anni dopo): Fine di un Tabù in Turchia".
A 99 anni dal genocidio degli armeni le condoglianze turche appaiono tardive, oltre che reticenti, dato che Erdogan ha comunque evitato di utilizzare la parola "genocidio". A quale scopo politico siano dirette è spiegato da Ferrari: "correggere l’immagine del capo del governo, screditata da troppi scandali e da pochi edificanti primati, come quello del numero-record di giornalisti in galera"
Ecco l'articolo.
Antonio Ferrari Recep Tayyp Erdogan 1915; deportazione degli armeni
Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, che stando ai numeri ha vinto le elezioni amministrative ma politicamente è sempre debole ed ha un’immagine internazionale assai appannata, sfida tutti con un deciso colpo di reni e infrange un tabù quasi secolare. Mentre gli armeni si preparano a ricordare, proprio oggi, 24 aprile, il 99mo anniversario del genocidio, il premier con un comunicato offre le condoglianze ai nipoti e ai discendenti del popolo che fu vittima dello sterminio. Accettando di fatto (senza ammetterle esplicitamente), le responsabilità turche per quella terribile pagina di storia. Quando cioè i soldati ottomani, a partire dal 1915, durante la prima guerra mondiale, consumarono lo spaventoso crimine collettivo: un milione di morti. Un fatto che Erdogan, oggi, definisce «inumano». E’ un passo di grande importanza, soprattutto dal punto di vista psicologico. Mai nessun capo di governo turco o leader politico di primo piano della Repubblica aveva usato parole così chiare sul sistematico massacro degli armeni, che il vertice del Paese ha sempre ostinatamente respinto, sin dai tempi di Mustafà Kemal Atatürk. Compiere il passo in occasione dell’anniversario del genocidio, ha indubbiamente un notevole valore aggiunto. La comunità armena ha accolto l’annuncio, diffuso nella tarda mattinata di ieri, con prudente ma evidente soddisfazione. La prudenza è comprensibile perché la dichiarazione è la sintesi di un lungo documento, nel quale il premier ribadisce la volontà di affrontare storicamente la vicenda e le sofferenze degli armeni, cercando insomma di attutire l’impatto delle sorprendenti condoglianze. A tutti è però chiaro il motivo che ha spinto Erdogan a tendere la mano agli armeni. Tutte le ambasciate turche sono state invitate a tradurre rapidamente e diffondere l’annuncio. L’obiettivo è chiaro: correggere l’immagine del capo del governo, screditata da troppi scandali e da pochi edificanti primati, come quello del numero-record di giornalisti in galera. Il primo ministro, come è noto da tempo, punta alle elezioni presidenziali di agosto, ma sa di avere un concorrente tutto interno al suo partito islamico moderato Akp. È il morbido presidente della Repubblica Abdullah Gül, che potrebbe accettare la rielezione, magari all’ultimo momento, per evitare altre divisioni nel Paese. Quelle divisioni che Erdogan, tanto carismatico quanto arrogante, ha accentuato.
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