Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Laici, donne e gay: repressione e diritti negati nell'Egitto di Al Sisi Analisi di Cecilia Zecchinelli
Testata: Corriere della Sera Data: 10 aprile 2014 Pagina: 49 Autore: Cecilia Zecchinelli Titolo: «Il pugno di ferro egiziano con laici e gay. Al Sisi non colpisce solo gli islamisti»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/04/2014, a pag. 49, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo "Il pugno di ferro egiziano con laici e gay. Al Sisi non colpisce solo gli islamisti".
Zecchinelli lancia giustamente l'allarme sulla repressione dell'opposizione laica e dell'omosessualità e sulla mancanza di progressi nella legislazione a tutela delle donne nell'Egitto di Al Sisi. In particolare, Zecchinelli cita il caso dei leader della protesta di piazza Tahrir incarcerati per aver "protestato pacificamente contro la legge di Al Sisi che vieta ogni protesta" Tra loro, il più noto è Ahmed Maher. INFORMAZIONE CORRETTA ha riportato articoli relativi al suo ruolo nelle proteste contro Mubarak (26/06/2011) e alla sua incarcerazione (14/02/2014 e 05/02/2014), che possono essere consultati ai seguenti link:
L'Egitto di Al Sisi non è e non sarà democratico, questo è fuor di dubbio. Democrazia è una parola che non esiste nel dizionario musulmano. Al Sisi non fa quindi eccezione. Con il suo arrivo al potere è però stato bloccato l'arrivo della Shari'a, accompagnato da un giro di vite islamista, firmato Fratellanza Musulmana. Sui diritti civili inesistenti, l'attesa sarà infinita.
Ecco l'articolo:
Cecilia Zecchinelli Ahmed MaherAbdel Fattah Al Sisi
Sono milioni, in Egitto e nel mondo, a pensare che il generale Abdel Fattah Al Sisi abbia salvato il più grande Paese arabo dalla dittatura dei Fratelli musulmani e sia ora il garante di una democrazia laica. In milioni l’hanno infatti appoggiato quando in luglio depose l’impopolare raìs islamico Morsi. In milioni lo eleggeranno in maggio suo successore. Ma se sui rischi di una deriva teocratica corsi con l’ex presidente-Fratello si può e si deve discutere, sulla democrazia laica di Al Sisi c’è poco da dire. Se non che, come ammettono alcuni suoi sostenitori, «arriverà quando il Paese sarà pronto, inshallah ». Ovvero, per adesso non c’è. Il pugno di ferro del nuovo regime non si è abbattuto solo sui Fratelli, con centinaia di morti e migliaia in cella. Anche i rari democratici laici che osano alzare la voce stanno pagando caro. Come i tre giovani leader di Tahrir condannati lunedì a tre anni di carcere, dopo mesi in cella e scioperi della fame. Colpevoli di aver protestato pacificamente contro la legge di Al Sisi che vieta ogni protesta. Tra loro il più noto è Ahmed Maher, capo del 6 Aprile, il più importante movimento della Rivoluzione del 2011. Moderato, anzi «socialdemocratico», si dichiara questo ingegnere 33enne. Le ong umanitarie e molti governi hanno chiesto il loro rilascio, come lo chiedono per i giornalisti (tra cui quattro stranieri), in prigione da tempo per aver sfidato la censura massiccia. Ma tutti gli appelli sono stati vani. E adesso è emerso un altro caso allarmante: quattro uomini sono stati condannati a otto anni, uno di loro pure con lavori forzati, per omosessualità. L’ong Human Rights First sostiene che dall’arrivo di Al Sisi le condanne per orientamenti sessuali sono in aumento, quest’ultima è la più grave dal 2001. Perfino i diritti delle donne, in teoria più garantiti dalla nuova Costituzione, sono minacciati: la legge che punisce le molestie sessuali, già poco applicata, è ad esempio «in fase di revisione» . Il timore è che finisca per essere cancellata.
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