Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Libia: bloccata dai Navy Seals la petroliera dei ribelli libici cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 18 marzo 2014 Pagina: 14 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Blitz dei Navy Seals. Bloccata la petroliera dei ribelli libici»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 18/03/2014, a pag. 14, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Blitz dei Navy Seals. Bloccata la petroliera dei ribelli libici".
Maurizio Molinari Navy Seals salgono a bordo della petroliera
Con un blitz dei Navy Seals a Sud-Est dell’isola di Cipro gli Stati Uniti hanno strappato alle milizie libiche il controllo della petroliera nordcoreana divenuta fonte di instabilità politica a Tripoli. È stato il Pentagono a far sapere che il blitz era stato compiuto «senza il ferimento di alcuno» con un intervento nelle acque internazionali a largo di Cipro che ha portato la Morning Glory sotto il controllo dell’esercito degli Stati Uniti. Il presidente Barack Obama ha autorizzato il blitz nella tarda notte di domenica, ora di Washington, su richiesta del governo di Tripoli che lamentava il «furto del greggio» da parte delle milizie della Cirenaica che lo avevano caricato sulla nave a largo di Bengasi al fine di attestare un’indipendenza di fatto dal potere centrale. «Sono stati i governi della Libia e di Cipro a chiederci di intervenire - conferma il Pentagono in un comunicato scritto - e il presidente ha autorizzato l’operazione condotta dai Navy Seals che erano a bordo del cacciatorpediniere Roosevelt». A bordo della petroliera vi erano almeno tre miliziani libici che non hanno opposto resistenza davanti all’arrivo dei Navy Seals, che si sono avvicinati facendo ricorso agli elicotteri. I tre ora sono stati presi in custodia dall’esercito Usa e potrebbero essere consegnati a Tripoli, assieme al greggio. La petroliera in origine era immatricolata in Nordcorea ma poi, dopo il carico del petrolio da parte delle milizie, aveva cambiato proprietà passando sotto la responsabilità di un armatore del Cairo ma rimanendo senza nazionalità. La scelta di Barack Obama di intervenire si spiega con quanto sta avvenendo a Tripoli, dove l’incapacità del governo di far rispettare il blocco navale davanti alla Cirenaica ha già causato le dimissioni del premier innescando una crisi di difficile soluzione all’interno di un esecutivo segnato da tensioni e rivalità. A complicare lo scenario c’è il ruolo politico crescente di Ibrahim Jathrran, il leader delle milizie della Cirenaica che stava trasformando la «consegna indipendente di greggio» nella dimostrazione di un distacco di fatto della regione, infestata dalle milizie, da Tripoli. Con il vantaggio di poter usare i proventi per acquistare armi. E per l’amministrazione Obama la Cirenaica è un tallone d’Achille da quando, l’11 settembre 2012, le milizie jihadiste assaltarono il consolato di Bengasi uccidendo tre cittadini americani incluso l’ambasciatore a Tripoli Christopher Stevens. Da allora Obama ha tentato più volte di arginare il potere delle milizie libiche - coinvolgendo anche i governi di Gran Bretagna e Italia - ma senza riuscire nell’intento. Anche gli accordi siglati in occasione dell’ultimo G8 in Irlanda del Nord, che prevedevano una collaborazione con il governo di Tripoli per arrivare al disarmo delle milizie, non hanno dato esito. Da qui il rischio che la Libia si trasformi per Obama in quella che alcuni analisti in Medio Oriente definiscono una «seconda Siria».
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