Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Il film 'Noah' suscita polemiche anche prima di essere proiettato Cronaca di Viviana Mazza
Testata: Corriere della Sera Data: 09 marzo 2014 Pagina: 15 Autore: Viviana Mazza Titolo: «Islamici contro il film su Noè: Banditelo»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/03/2014, a pag.15, con il titolo "Islamici contro il film su Noè: Banditelo", le polemiche suscitate dal film "Noah", nell'articolo di Viviana Mazza.
Viviana Mazza
GERUSALEMME — Non piace agli studiosi dell'università di Al Azhar, la principale autorità reli-giosa dell'Islam sunnita. E stato bandito da tre Paesi arabi: Emirati, Qatar e Bahrein. E i primi a criticarlo sono stati gli spettatori cristiani ed ebrei che l'hanno visto in pre-proiezioni organizzate in Arizona e a New York per testare le reazioni dei fedeli. Un diluvio di critiche si è abbattuto su Noah, film che racconta la storia dell'Arca di Noè. Essendo riverito da cristiani, ebrei e musulmani (a lui è dedicato un intero capitolo del Corano), tutti hanno da ridire su come Noè viene visto da Hollywood. Il trailer del film, che uscirà a fine marzo in America (ad aprile in Italia), mostra un nerboruto Russell Crowe con un'accetta in mano tra i geyser che spazzano via un'armata di peccatori determinati a salire sull'Arca in un universo stile-MadMax. Il regista è Darren Aronofsky (II cigno nero), il quale ha raccontato di essere cresciuto a Brooklyn «in una comunità culturalmente ebraica, ma dove si frequentava poco il tempio». Al Azhar, che ha sede al Cairo, ha chiesto di vietarne la proiezione perché viola la legge islamica, non essendo lecito rappresentare le figure dei profeti e dei messaggeri di Dio né dei compagni di Maometto. «È una provocazione per i fedeli», hanno sottolineato i religiosi, facendo tomare alla mente le proteste contro le vignette danesi su Maometto nel 2006 o il film prodotto su YouTube nel 2012. In Egitto, comunque, è il comitato di censura governativo a decidere se autorizzare o meno l'uscita dei film nelle sale, e per ora non ha reagito alla fatwa. Ha bandito in passato fílm come I Codice Da Vinci su richiesta della Chiesa copta, ma non La passione di Cristo di Mel Gibson nonostante le obiezioni degli islamici. Anche la miniserie araba Omar, che racconta la storia di uno dei compagni del Profeta Maometto e secondo Califfo dell'Islam, è stata trasmessa via satellite nel Golfo. La Paramount Pictures, che ha prodotto il film da 130 milioni di dollari, si aspetta comunque che anche l'Egitto alla fine lo censuri, seguito da Giordania e Kuwait. In America le perplessità dei cristiani evangelici sono legate a scene ritenute lontane dall'interpretazione letterale della Bibbia, come quella in cui Noè si ubriaca e vorrebbe distruggere l'intera razza umana, oppure a personaggi come gli angeli con sei braccia. Brian Godawa, sceneggiatore cristiano di film che hanno fatto ripetutamente flop, ha definito la morale della pellicola «anti biblica»: «Noè è una specie di sciamano rurale, un hippie vegano che raccoglie erbe e con la sua famiglia cerca di curare il mondo. E una specie di scienziato ambientalista». Su Christianity Today, il teologo Jerry Johnson ha obiettato che nella scena in cui Noè racconta la creazione del mondo, vi sono elementi sia della visione evoluzionista che di quella creazionista destinati a infastidire sia gli evangelici che gli atei. Anticipando problemi simili, l'anno scorso la Paramount, con profonda frustrazione del regista, aveva proposto la visione del film a gruppi ristretti di fedeli e, sulla base delle loro critiche, aveva suggerito dei cambiamenti. Ma dopo alcuni tentativi falliti di revisione, poiché ogni versione sembrava comunque offendere qualcuno, lo studio ha rinunciato, lasciando al regista la libertà di far uscire il «suo» film (nei Paesi che Io permetteranno).
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